GASPORT - Dopo il rinnovo di contratto, Chris Smalling è pronto ad iniziare la sua quinta stagione con la maglia giallorossa. Il difensoe inglese ha parlato dal ritiro portoghese della Roma. Queste le sue parole:
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Quanto brucia ancora la finale di Budapest?
“Sconfitta molto dolorosa: eravamo fiduciosi, pur sapendo di giocare contro una grande squadra. Ma le sensazioni erano positive, soprattutto dopo un primo tempo dominato. Poi i rigori, si sa, fanno storia a sé. Quest’anno dobbiamo fare di tutto per cancellare quell’amarezza”.
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Ndicka, Aouar e Kristensen. Roma più forte o no?
“Sono contento del loro arrivo, è importante che siano già qui. Li vedo a loro agio, siamo qui anche per conoscerci meglio”.
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Al quinto anno a Roma si sente uno dei leader del gruppo?
“Sono consapevole del mio ruolo dentro e fuori il campo, anche per l’esperienza che ho. È una pressione che mi piace, voglio essere d’esempio per i compagni, ma ci sono anche altri leader”.
Ha rinnovato con la Roma e la cercava l’Inter. Non avesse firmato, sarebbe rimasto in Italia o tornato in Inghilterra?
“Avevo ben chiara la voglia di restare a Roma, dove sono sempre stato molto bene. Ho parlato con Mourinho, Pinto e la proprietà, ho ascoltato le ambizioni e non ho avuto esitazioni. Con questi tifosi poi…”.
Nella scorsa stagione siete stati penalizzati dagli arbitri?
“Sono sincero, non mi piacerebbe fare l’arbitro: è un lavoro difficile, per definizione è quello che non può vincere mai. Tutti commettiamo errori ed è sempre difficile accettarli, soprattutto quando sono gravi, a volte è frustrante. Ma in una stagione ci sono fischi contro e altri a favore”.
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Qual è l’attaccante della Serie A più difficile da marcare?
“Dico Vlahovic e Immobile, ma è stata dura anche contro l’Atalanta, che gioca sempre con due punte fisiche. Sfide diverse, che mi piacciono”.
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Intanto però si cercano Scamacca e Morata.
“Per fortuna non toccherà a me scegliere. Sono due grandi giocatori, verrà fatta la scelta più giusta. Non è un segreto che ci serva un’altra punta”.
Come vede Mourinho?
“José è sempre lui e lo sarà anche tra 5-10 anni. Una persona che ha nel Dna la vittoria: può essere cordiale nei momenti di relax e concentrato quando ci si allena o si gioca. Come personalità è lo stesso di sempre”.
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