IL TEMPO (F. BIAFORA) - A marzo era tutto fatto. Adesso, con agosto alle porte, è ancora tutto da scrivere il futuro della proprietà della Roma nonostante Friedkin non abbia mollato l’idea di investire nel calcio italiano. Il magnate texano, come previsto da settimane, ha ribadito alla controparte di essere pronto a rilevare il club giallorosso con un’offerta praticamente identica nelle cifre a quella sottoposta a Pallotta ad inizio maggio una volta ripresi i contatti dopo lo stop dovuto alla diffusione del Covid. Proposta che il numero uno bostoniano ha rifiutato - criticando duramente l’imprenditore di Houston in un’intervista pubblica - sia per le modalità del pagamento ma anche e soprattutto per l’equity (177 milioni), ovvero la cifra che al netto del debito e dei futuri investimenti da iniettare direttamente nelle casse della società (85 milioni più altri 20 milioni di prestito) sarebbe entrata nelle sue tasche e in quelle dei suoi soci. La valutazione di Pallotta dell’enterprise value è più alta rispetto ai 490 milioni che ha in mente Friedkin e nonostante possa essere stato rivisto qualcosa nei tempi del pagamento appare molto difficile che si arrivi alla fumata bianca. Il presidente della Roma sa che ha tempo fino al 31 dicembre per completare l’aumento di capitale mettendo i circa 40 milioni residui e per ora non ha intenzione di accontentarsi di cifre che lo farebbero uscire in perdita dall’investimento nel calcio. Sul fronte mercato arrivano conferme su un possibile addio di Perotti. L’attaccante argentino è stato sondato dall’Al Shabab, club di Riyadh che ha messo sul piatto un contratto da 2,5 milioni di euro tramite un intermediario arabo, entrato in contatto con l’entourage del numero 8 giallorosso. La richiesta è di 3 milioni netti annui: ci sono i margini per trattare e poi andare a parlare con la Roma, ancora non coinvolta nell’affare.