I senatori e il ricambio che non c'è

06/09/2015 alle 14:58.
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LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - Superman, il Maestro, capitan Futuro. Gli ultimi senatori azzurri hanno nomignoli da manga giapponese, utili a nascondere le rughe. È cominciata la decima stagione dopo il trionfo di Berlino, ma se cerchi un leader devi rivolgerti sempre a quelli del 2006: Buffon, Pirlo, . Il ricambio è stato avaro, e quel che resta del blocco meraviglioso si sbriciola, consumato dal tempo. Mentre Buffon spegne 150 candeline azzurre, Pirlo si scopre sotto esame a Palermo – solo a dirlo, sembra un paradosso – e potrebbe persino star fuori, mentre , altro centenario, non è sicuro di evitare un’altra panchina. Parlano i numeri: i tre contano in tutto 365 gettoni. Barzagli, altro campione del mondo, 51. Gli altri 24 convocati arrivano tutti insieme a 344. È la cifra che spiega le difficoltà della riforma del Senato. Il capitano comprende persino le ragioni di chi preferisce una cena fuori alla partita: «Non è stata la migliore Italia del decennio. In 18 anni ho visto picchi di entusiasmo e di disinteresse quasi totale, ma questi sbalzi d’affetto rispecchiano l’umore della società. Una volta Italia-Malta accendeva l’entusiasmo, adesso il tifoso è abituato a vedere tanti appuntamenti importanti e davanti a un evento che lo è meno preferisce mangiare la pizza».

Pirlo deve dimostrare che New York non gli ha tolto concentrazione e fiato, un erede mica ce l’ha: «Ogni giocatore ha caratteristiche diverse, Marchisio da , Montolivo da Valdifiori», dice . Delle 11 partite dell’attuale gestione, Pirlo ne ha giocate 4, 3. Il romanista fu un pilastro del debutto del nuovo allenatore: capitano contro l’Olanda, prezioso in Norvegia. Poi, in un anno intero, ha giocato solo una volta, a Spalato. Buffon aspetta il terzo figlio e sogna il quinto mondiale, non sa quanto durerà questa resistenza, «ma a 40 anni smetto di sicuro. Vorrei prima vincere qualcosa e un Europeo con l’Italia vale una », confida a Sky. «Non punto alle 200 presenze. Spero di farmi trovare pronto per altre dieci, venti, o forse soltanto due. La cosa bella della maturità è che acquisti consapevolezza di ciò che fai, ne assapori il valore e non puoi mai peccare di presunzione o snobismo». L’esperienza gli suggerisce la diplomazia sulla manina di Pellè («Voglio una vecchiaia serena, non incapperò in errori passati: in certe azioni concitate non si ha lucidità»), da leader parla anche dell’emergenza migranti: «L’Europa concerti una soluzione per dare un futuro a persone che vedono in noi il loro sogno»