IL FATTO QUOTIDIANO (M. PAGANI/C. CONTI) - Se sarà una Roma lisergica, si vedrà. Per ora lo sceicco di Ponte Pattoli, Adnan Adel Aref Qaddumi, 54 anni, promesso sposo della società di James Pallotta con ricca dote (100 milioni di euro) la osserv
Immortalati dal fotografo Ferdinando Melezzani in scatti che al mistero sulla biografia del socio arabo di cui da un anno la partecipata Neep, proprietaria del 60 per cento della Roma, attraverso i suoi advisor americani controlla la solvibilità, aggiungevano il brivido western delleversione. Una nuova frontiera, la vicinanza tra Qaddumi e Padovano (né referente di mercato né mediatore, ma solo carissimo amico e consigliere senza galloni sul variegato mondo del pallone) che alle ombre sui pregressi dellimprenditore (si sussurra di tre tentativi falliti, lacquisto della scuderia Toro Rosso, dellAcqua Marcia da Caltagirone e quello dellHotel Eden) regalavano ulteriore magia allo scatto dinsieme. Una società, la Roma, che aspetta la ricapitalizzazione dal lontano giorno in cui si insediarono gli americani (per ora al necessario e al superfluo ha provveduto chi vorrebbe evadere dellequivoco, Unicredit). Un presidente allestero. Due dirigenti (Baldini e Sabatini) a tessere un complicato filo oltreoceano fitto di referenze, sinergie, aspettative e illusioni.
In questo quadro, larrivo di Adnan Qaddumi è un ritorno. Tramite un intermediario italiano, lavvocato Maurizio Scuderi, Qaddumi si era già avvicinato alla Roma prima che la stessa finisse in mani Usa. Unofferta di cento milioni e un piano industriale di altri cento che con grande dispetto del suo entourage non venne presa in considerazione perché si disse (e si scrisse) del denaro sarebbe mancata la tracciabilità. Dei bambini, come degli sceicchi non si sa niente. Qaddumi non fa eccezione. È nato a Nablus. Ha una nazionalità in bilico tra Giordania e Arabia Saudita (qualcuno si è spinto a considerarlo membro della famiglia reale), ha una srl di proprietà, lAmyga. Una carriera imprenditoriale di medio profilo tra Roma e Perugia, una grigia casa di ringhiera con la parabola in terrazzo, molto distante da una reggia, scovata ieri da due curiosi giornalisti di Umbria 24. A meno di un caso di clamorosa omonimia o del tocco felliniano della copiosa, sconfinata eredità ricevuta e solo di recente sbloccata (che ieri ne proiettava la figura nei dintorni di tutti gli sceicchi bianchi visti ultimamente nel calcio italiano), Qaddumi, una moglie impiegata al comune, un figlio carabiniere, conduce unesistenza molto parca, ordinaria. Nel 2005 scambiava mail sul sito del Corriere post 11 settembre con Magdi Cristiano Allam.
Lontana anni luce dalle follie che pure in zona, con Al Saadi Gheddafi protagoniste delle notti allHotel Brufani, avevano accumulato una fitta aneddotica sulla voluttà del ricco principe in trasferta. Ora, una volta terminati i controlli, se per gli americani andrà bene, luomo di origini palestinesi alle prese con uninedita alchimia tra America e mondo arabo sbarcherà a Roma. Liberando listituto bancario da un peso, facendo come già accaduto altrove con cocenti delusioni, sognare la piazza. Lo sceicco nel calcio è un cinepanettone. Un serial. Una saga. Può finire bene (fino a quando?) nel complice silenzio e nellaggiramento costante del fairplay finanziario tra Parigi e Manchester. O regalare incubi.
Zamparini attese per mesi che i soci arabi e i 300 milioni da investire per vincere lo scudetto in tre anni uscissero dalla lampada di Aladino. Niente mille e una notte. Palermo oggi ultimo in serie A. Tim Barton, quasi omonimo del regista, a Bari diede vita a un sublime film da dopoguerra con bagni di folla e promesse di grandeur: Andremo in Champions e poi fuggì mestamente a Dallas, dove il bravo Foschini di Repubblica scoprì che in città il rosso profilo delluomo che si proponeva di interrompere 25 anni di dominazione matarresiana non somigliava a Gei Ar e la vita di Barton e il suo straordinario patrimonio scorrevano in 40 metri quadri di periferia. Poi Joseph Cala, Salerno e tutti gli altri zii dAmerica dalle molteplici nazionalità arrivati con la valigia piena di proclami. Càpita.
Il paradosso è che la Roma di stanza a Trigoria e la banca italiana tra una contestazione e una risalita inattesa in classifica di questo processo non possono controllare né decidere nulla. Ogni valutazione è altrove, le voci si rincorrono (la Roma smentisce, ma la partecipazione di Parnasi sarebbe più di unipotesi) e anche le prime parole di Qaddumi: Siamo in fase di trattativa, ma la stessa è molto seria e con Roma cè un legame speciale rimandano ad altri interlocutori. Che ci sia ancora un indizio di prudenza, nonostante si voli in borsa (+ 9,7%), ci sia laccordo preliminare e siano alle viste due aumenti di capitale da 50 milioni luno si intuisce dal comunicato ufficiale: Lefficacia di tale accordo è subordinata allavveramento di determinate condizioni, secondo una tempistica a oggi non prevedibile. Fiducia sì, ma con il paracadute nellangolo.