Gianluca Petrachi torna a parlare dopo il licenziamento. Il direttore sportivo è stato allontanato dall'ex presidente Pallotta dopo uno scambio di messaggi feroce che ha rappresentato solo l'ultima di molte incomprensioni: «Ho tentato di alzare un muro, di mettere uno scudo a difesa del gruppo, mi sono ritrovato solo contro tutti. Sono stato abbandonato da una proprietà troppo distante da Roma, dalla Roma e dai tifosi. Sono stato lasciato solo a combattere. Alla fine, mi è stato fatto pagare un conto esagerato e questo solo per aver difeso la Roma dentro e fuori dal campo, facendo solo gli interessi della squadra».
Battaglia che Petrachi non è riuscito a vincere: «Avevo chiesto a Pallotta di allontanare gli elementi che violavano i segreti dello spogliatoio e del campo o, ancor peggio, che minavano i rapporti interni. Quegli stessi elementi che avrebbero dovuto dimostrare fedeltà alla causa della Roma, rispettando il sacro silenzio dello spogliatoio».
Non fa nomi né riferimenti il dirigente, ma torna sul suo ingresso nello spogliatoio a fine primo tempo in occasione della partita in casa del Sassuolo in cui la Roma stava perdendo 3-0: «Volevo spronare i giocatori a non calpestare la stessa loro dignità. Vedere una squadra da me costruita essere umiliata così è stato un colpo al cuore. E se quella sera sono sceso nello spogliatoio l'ho fatto solo ed esclusivamente per la Roma e per i suoi tifosi, soprattutto per quelli che nonostante l'enorme delusione erano lì e non smettevano mai di cantare».
(Il Messaggero)