Roma-Parma può essere l’addio di una fetta importante della squadra che solo un anno fa aveva battuto 3-0 il Barcellona in una delle gare più emozionanti mai vissute all’Olimpico. Parliamo di Dzeko (sicuramente), Manolas e Kolarov (probabilmente), più i punti interrogativi di chi ha una clausola rescissoria (Lorenzo Pellegrini) o un contratto in scadenza o da adeguare (El Shaarawy, Zaniolo, Cengiz Under). Di sicuro sarà l’ultima anche di Claudio Ranieri sulla panchina romanista. Prima di andarsene, però, l’allenatore lascia qualche altra briciola sulla strada di Pollicino: «Non potevo plasmare questo gruppo da capo, c’era il lavoro di Eusebio Di Francesco. Abbiamo fatto bene sotto il profilo difensivo, ci siamo ricompattati. Questo gruppo è valido, ben miscelato tra anziani e giovani. La Roma non ripartirà da zero. Spero, ad esempio, che Schick rimanga: ha grandi potenzialità, gliel’ho detto più volte, ma c’è chi è maturo a vent’anni e chi no. A Trigoria ho trovato una struttura più moderna di quando ero andato via la prima volta. Forse c’è anche troppa gente, io sono abituato a lavorare con meno. Ma capisco che la Roma sta diventando un club internazionale e il brand conta molto». Si è pensato tanto al brand, meno a proteggere dagli spifferi un gruppo che si stava giocando il quarto posto: «Non posso quantificarlo, ma il momento più importante poteva essere gestito meglio. Troppe volte sono uscite voci: Dzeko va via, Zaniolo va via, Ranieri va via… Sarebbe servita una linea più comune. Forse così avremmo strappato da qualche parte quei due punti in più. Quando si deve spingere è importante farlo tutti nella medesima direzione. Quando ci sono troppe voci, anche inconsciamente, viene assorbito».
(corsera)