«Processate l'ex arbitro Trefoloni». Inchiesta calcio, 19 richieste di rinvio

18/11/2018 alle 16:58.
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LA NAZIONE (L. NATOLI) - Diciannove richieste di rinvio a giudizio per la maxi inchiesta sul calcio toscano. Le accuse sono svariate: «tratta» dei baby calciatori africani, frodi sportive e irregolarità nei lavori allo stadio Lungobisenzio di Prato. Sono quelle avanzate dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli dopo un anno e mezzo di indagini che non hanno risparmiato colpi scena. Tra i nomi eccellenti per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio c'è quello di Matteo Trefoloni, ex arbitro senese di fama internazionale, che deve rispondere di frode sportiva per la partita del campionato di Eccellenza Sestese-Nuova Chiusi dell'aprile 2017.

Secondo quanto emerso, Trefoloni, in qualità di presidente del comitato regionale arbitri della Toscana, avrebbe preso accordi con l'ex patron della Sestese, Filippo Giusti (che ha patteggiato a indagini in corso), e con Fabio Bresci, vicepresidente della Lega nazionale dilettanti (deceduto nel 2017), per designare un arbitro che avrebbe favorito la Sestese nello spareggio play out. Fu scelto Federico Masilunas che, secondo l'accusa, venne «sensibilizzato» verso una conduzione della partita favorevole alla Sestese. Quest'ultima vinse 3-0 grazie anche a un rigore e dopo diverse espulsioni e ammonizioni per la Nuova Chiusi. Durante le indagini, la procura ha accertato un sistema ben consolidato e oleato di combine e accordi fra presidenti, allenatori e giocatori di squadre del campionato di Eccellenza che ha messo nei guai altre dieci persone. Richiesta di rinvio a giudizio per aver aggiustato o tentato di aggiustare alcune partite del campionato 2016-2017 per il della Sinalunghese Bruno Mugnai, per il calciatore e l'allenatore del Foiano Filippo Zacchei e Luca Brini, per i direttori sportivi Alvaro Finocchi Arcipreti e Stefano Fiorini, per il calciatore della Bucinese Christian Prosperi, per il presidente e calciatore del Firenze Ovest Piero Coli e Niccolò Terrafino, per lo sponsor dell'Aglianese Fabrizio Giusti. Altri sette indagati devono rispondere di immigrazione clandestina delle giovani promesse del calcio portate in Italia dalla Costa d'Avorio con la scusa di partecipare a stage sportivi e per le presunte irregolarità nei lavori allo stadio di Prato.

Il patron biancazzurro Paolo Toccafondi è accusato di aver favorito l'ingresso illegale in Italia di minori per trarne profitto, di falso per aver presentato un documento Paolo Toccafondi fittizio al giudice tutelare per l'affidamento di un giovane straniero e per abuso di ufficio in concorso con il carabiniere Goffredo Brienra. Il militare, su richiesta di Toccafondi, avrebbe più volte fatto accesso alla banca dati delle forme dell'ordine (Sdi) per avere informazioni sull'allenatore straniero dalla cui denuncia è partita l'inchiesta