Quando c’è di mezzo la Roma se parli Svezia parli soprattutto del Barone, l’artefice dello scudetto dell’83. Cosa c’è di più potente e di più suggestivo, cosa ispira di più al bel gioco dell’italiano dalla calata svedese con cui Nils Liedholm insegnava pallone e argomentava di tutto, che Nela era
«...non velosce, rappido...», che
Strukelj aveva sublimi qualità nascoste e che se avesse giocato sulla linea del fallo laterale Roberto Scarnecchia avrebbe cambiato la storia del calcio? Almeno in parte, la Svezia de noantri fu replicata dal suo successore Sven Goran
Eriksson, parlata più chiusa, più chiuso lui in assoluto, ma altrettanto abile nell’assemblare una squadra da scudetto, quasi vinto nell’86 se non fosse stato per quella buca chiamata Lecce. Svezia da ricordare anche quella dei primordi del calcio del Dopoguerra. I primi svedesi a vestire in giallorosso furono Sune
Andersson, Stig
Sundqvist e Knut
Nordahl, il fratello difensore del più celebre centravanti
Gunnar (che sarebbe arrivato più tardi dopo i fasti milanisti). I tre furono acquistati a pacchetto nell’estate 1950, una delle tante estati in cui i sogni di ripresa del paese siconfondevano ancora con le tracce della guerra. Il trittico scandinavo riuscì nell’impresa di condurre la Roma alla sua prima e unica retrocessione in serie B. Sundqvist si sarebbe più avanti fregiato di un altro triste primato: nel marzo del ‘53 divenne il primo calciatore a rompersi i legamenti del ginocchio. All’epoca non esisteva alcun rimedio chirurgico e Stig abbandonò il calcio. Il più famoso dei
Nordahl arrivò a Roma poco dopo. Era un
"pompiere" avanti con gli anni e largamente su di peso. Onesto però: firmò un contratto a gettone e quando oltrepassò i confini dell’accordo giocò gratis. Arne
Selmonsson, Raggio di Luna, scosse l’ambiente perché proveniva dalla
Lazio. In realtà il presidente Siliato lo aveva già venduto all’Inter qualche stagione prima. Fu obbligato a stracciare l’accordo perché i tifosi scesero in piazza. Tre anni dopo, in crisi finanziaria, la Lazio lo cedette alla Roma per 135 milioni. E a quel punto la piazza non poté più nulla. Troppi soldi. Rassegnati ma non del tutto, alcuni tifosi biancocelesti si scontrarono con la polizia, altri, ancora più disperati, raggiunsero il calciatore in vacanza per convincerlo a non accettare.
Nonostante le distrazioni mediatiche (il film a lui ispirato) e i guai emotivi provocati soprattutto sulla sponda biancoceleste, per la Roma Selmonsson fu un affare.
Alla sua prima stagione segnò in entrambi i derby. Il suo primo gol da giallorosso in un derby rimase nella storia: fu il primo calciatore a non festeggiare per rispetto ai suoi vecchi tifosi. La Svezia in giallorosso riapparve in panchina con Liedholm a inizio anni Settanta. Quindi Eriksson, Jonas Thern e Martin Dahlin, che quando si presentò pesava probabilmente più di Nordahl. Infine Wilhelmsson. Olsen deve solo scegliere da che parte stare: Anita Ekberg o Knut Nordahl?