LA REPUBBLICA (E. CURRÒ) - L’amichevole di domani sera allo Stadium con l’Olanda avrebbe dovuto segnare l’addio di Buffon. Diventerà, invece, l’addio alla peggiore stagione della Nazionale, da 60 anni a questa parte: meglio lasciarsi alle spalle l’incubo del Mondiale mancato per non aver saputo fare gol alla Svezia, delle batoste con Spagna, Francia e Argentina, del pari in casa con la Macedonia, degli striminziti successi con Israele, Albania e Arabia Saudita. L’ 1- 3 di Nizza ha inasprito le statistiche: 3 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte, 7 gol fatti e 12 subiti. Ma ha soprattutto detto con chiarezza che i nuovi talenti latitano, come da confronto con i pari età francesi, e che la ricostruzione è complicata. Mancini ha fatto scelte crude: 3 esordienti, Bonucci e Jorginho unici superstiti dello spareggio con la Svezia, 6 giocatori con meno di 4 presenze e il settimo nella ripresa.
Italia anno zero. Le partite impossibili per crescere in fretta
03/06/2018 alle 14:00.
Crudo anche il verdetto: nel duello con i pari età della Francia multietnica, i ragazzi più celebrati della serie A hanno perso sul piano tecnico, fisico e del ritmo, con l’eccezione di Chiesa, che ha aggiustato via via la sua serata, e di Cristante. Berardi è franato, Pellegrini e Mandragora hanno smarrito le tracce di Kanté e Tolisso, Caldara si è difeso con unghie non sempre affilate. Il trentenne D’Ambrosio ha sofferto il contesto. Jorginho si è tenuto a galla senza guizzi. Hanno retto i veterani: Bonucci e a fatica De Sciglio e Sirigu. Così Balotelli, non al massimo della forma atletica e oggi fuori dai primi 20 centravanti del mondo, ha dato ossigeno con le sue giocate estemporanee, tenendo un po’ troppo il pallone. Mentre Dembélé inventava, nessun azzurro ha cercato elementari cambi di gioco: frequenti i passaggi e i controlli impacciati. In sintesi, l’Italia è diventata di secondo livello: il 20° posto nel ranking Fifa, purtroppo, non sembra bugiardo, né i giovani paiono in grado di risollevare la squadra in tempi brevi. Si attende, a settembre, il rientro di Chiellini, Verratti e Immobile, forse di El Shaarawy. Ma scadenze rischiose incombono. Nella Nations League - il nuovo torneo in cui gli azzurri sono tra le 12 della serie A, sorteggiati con Portogallo e Polonia - vanno evitati due risultati: la retrocessione in B, per ragioni di immagine ed economiche, e in subordine l’undicesimo e il dodicesimo posto della classifica, perché equivarrebbe a finire in seconda fascia nel sorteggio per le qualificazioni a Euro 2020. All'Europeo vanno le prime 2 di 10 gironi e la seconda fascia è pericolosa.
Mancare la qualificazione sarebbe catastrofico, però Mancini è tutt'altro che catastrofista: «Tra un anno sarà un’altra Italia» , promette, e spiega che ha gettato i ragazzi tra gli squali per vedere come se la cavavano. Soltanto affrontando avversarie come la Francia, teorizza, impareranno a nuotare: Ucraina il 10 ottobre e Usa il 20 novembre non appartengono alla categoria.
Le altre due storiche ricostruzioni, nel ’74 e nell'86, partirono da presupposti diversi. Nel ’ 74 non c’erano ancora gli stranieri in A e si profilavano i blocchi di Juventus e Torino, con campioni veri. Nell’ 86 Vicini trapiantò la sua Under 21, zeppa di talenti. I giocatori percepiscono la gravità della situazione. Bonucci è chiarissimo: «Manca esperienza internazionale: molti ragazzi giocano in squadre medie o in lotta per non retrocedere» . Caldara ammette: «Una partita con la Francia è un’altra cosa». Bonucci invita a non catalogare questa come l’Italia di Balotelli, per togliergli pressione. Eppure è inevitabile, trattandosi del personaggio più internazionale. A Nizza non è stato fatto entrare uno striscione dei tifosi di casa ( «pelle nera, sangue rosso: Mario qui tu sei il nostro capitano»). Nessuna censura può impedirgli di prendersi il palcoscenico: solo altri talenti, al momento assenti all'orizzonte.