Fiducia Conte: “Il Chelsea non è quello dell’andata”

31/10/2017 alle 13:06.
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Il confronto arricchisce, nel calcio, come in qualsiasi altro settore. Prendi il Chelsea, i giornalisti inglesi e il simpatico fuoco amico che ha accerchiato Alvaro Morata, dopo l’intervista pubblicata ieri dalla Gazzetta. Tutto il mondo è paese, vien da pensare ad ascoltarla con le orecchie di chi ha spesso sentito usare la scusa della «pressione mediatica» per giustificare mancati successi. A Roma ci ha già pensato Eusebio  a ridimensionare il tutto. In zona Chelsea, invece, Morata è finito nell'occhio del ciclone per queste parole dell’intervista: «A Londra sto bene, mi affascina la multietnicità, la convivenza di culture e religioni, ma non ci vivrei a lungo. Troppa grandezza, troppo stress, troppa metropoli». A Londra le dichiarazioni sono state interpretate come una presa di distanza repentina per uno spagnolo arrivato solo tre mesi fa in Inghilterra. E allora eccolo Morata, che prova a giustificarsi di fronte alle diverse domande sull’argomento: «È stata un’incomprensione, forse un problema di traduzione», dice lui. Evidentemente riferendosi al modo in cui l’intervista è stata riportata in Inghilterra: solo quello può essere il problema di traduzione, visto che la chiacchierata con la Gazzetta è stata fatta e scritta nella stessa lingua, ovvero in italiano. E infatti poi l’attaccante spiega: «Quando parlavo di città stressante, il mio riferimento era al futuro – ancora l’ex juventino – Londra è una città dove ora sto bene, ma per il futuro non so. È normale che abbia voglia di tornare a vivere dove sono nato e cresciuto». E ancora: «Se resterò a Londra per tutti i cinque anni di contratto? Magari anche dieci, se me lo proponessero. Ma per rimanere a lungo qui dovrò essere bravo io a fare tanti gol, altrimenti il Chelsea prenderà altri attaccanti. Vorrei iniziare già con la Roma, a cui non ho mai segnato».

PRIMA VOLTA PER  Di Morata chiedono pure al suo tecnico Antonio : «Con lui ho parlato, a me ha detto di essere felice a Londra». È la prima volta che l’ex allenatore azzurro torna nel Bel Paese da avversario. E lo fa con un dubbio di formazione enorme, quello legato a Kanté. Ieri mattina a Londra il centrocampista si è allenato regolarmente, la sensazione è che possa partire dalla panchina anche in vista dell’impegno di domenica dei Blues contro il Manchester United: «Ci parlerò per capire le sue sensazioni e prenderemo la decisione migliore, per lui e per noi», spiega . Il doppio impegno non lo spaventa: «Penso a una partita alla volta, quella più importante è la prossima con la Roma – ancora il tecnico –. Loro sono una squadra in forma, ma noi siamo qui per fare punti. Il girone è complicato, essere in testa è positivo, ma c’è da stare attenti. Siamo in emergenza da inizio stagione, ma rispetto all’andata abbiamo superato il momento delicato». Lo dice a bassa voce, ma è una trappola.

(gasport - D. Stoppini)