Film e magia. Ecco il Maicon che visse due volte

02/12/2014 alle 08:34.
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GASPORT (M. CECCHINI) - Il ginocchio con infiammazione cronica? Le ruggini con lo staff tecnico per i sistemi di allenamento? La voglia di rivincita verso chi lo considerava finito? Il desiderio di meritarsi la fiducia della Ro­ma che gli ha rinnovato il con­ tratto fino al 2016? Tutto vero, ma tutto troppo piccolo, troppo «calcistico» per esaurire una storia come quella di Sisenando Dougals . Confessiamo la nostra inadeguatezza. Per raccontarla degnamente occor­ rerebbe la penna di un Gabriel Marquez in libera uscita dalla passione per il baseball. E se non ci credete, leggete come cominciò la Grande Corsa.

CORDONI & DOLORI - Papà Ma­noel era un difensore del Novo Hamburgo quando, poco prima del parto, ricevette una richie­sta da sua moglie Anisia: «Sai che avremo due gemelli e allo­ra, quando nasceranno, seppel­lisci i due cordoni ombelicali al centro del campo, così almeno uno dei due diventerà un gran­de calciatore». Era il luglio del 1981: e Marlon comin­ciavano la loro rincorsa alla gloria che avrebbe visto arriva­re soltanto uno. Ma il destino non sarebbe stato munifico senza chiedere nulla in cambio. Qualche anno dopo, infatti, un grande lutto colpì la famiglia: il fratellino Elton Luis morì inve­stito da un camion ad appena 8 anni. Una disattenzione? Una disgrazia? Non è dato saperlo. Di certo, l’agguato della sorte si ripeté. «Avevo dieci anni – ha raccontato tempo fa a Rete Globo – quando vidi papà in strada, andai di corsa a pren­dere le chiavi di casa e poi quando corsi verso di lui scivo­lai, finendo sotto una macchi­na. In quel momento non mi re­si conto di ciò che era successo. Rimasi lì sdraiato, mio padre mi prese in braccio e cominciò a piangere: in quel momento pensava di aver perso un altro figlio». rimase un mese senza camminare, «con papà che mi portava in giro in brac­cio per tutta la casa». Ma il futuro campione di quasi tutto, a li­vello di club, guarì e diventò il calciatore. Non prima, però, di essere scartato presto dal Gre­mio «perché non avevo il fisico da calciatore». A lanciarlo dav­vero, quindi, è toccato al Cruzeiro, trampolino per sbarcare in Europa al Monaco. Il resto è storia più nota, e a volte ricca d’imprevisti di segno opposto. Due per tutti: a settembre la cacciata dalla Selecao di Dunga dopo una notte brava a tinte (pare) boccaccesche e, circa un mese dopo, il rinnovo di con tratto con la Roma, nonostante l’infiammazione al ginocchio, che costringe il brasiliano a ge­stirsi. Non è un caso, perciò, che sia tornato in scena avendo nel mirino l’Inter e il Ci­ty. Come dire, un futuro imme­diato che aveva la faccia di un passato ancora da metabolizza­re del tutto.

RETROSCENA DODO - Proustia­namente parlando, la prima «ri­cerca del tempo perduto» è an­data benissimo, visto che Ro­berto Mancini ha rivisto baglio­ri di quello che è stato l’esterno più forte del mondo. Non è un caso, in fondo che Ru­di – come raccontano a Trigoria – conoscendo pregi e difetti del suo gruppo (presente e passato), abbia chiesto ai gial­lorossi di attaccare sempre sul lato di Dodò, sapendo come la fase difensiva non sia mai stato il punto di forza del talentuoso esterno emigrato a Milano.

SOTTO COL - Ma se i colori nerazzurri (pur amati) domenica sono stati così maltratti, viene da chiedersi cosa stia preparando per la sfida col Manchester , con cui il rap­porto è stato senz’altro assai meno affettuoso. Se nel pallone valesse la proprietà transitiva, quindi, ci sarebbero ottime notizie in arrivo per la Roma in , perché la carica che ha il brasiliano, adesso, è di quelle che fanno pensare come il calcio, a volte, sia il migliore dei mondi pos­sibili. Basta sa­persi illudere con classe. P.S. Il nome gli viene dal fatto che i genitori avrebbero volu­to chiamarlo Michael, in onore all’attore Michael Douglas. L’anagrafe brasilia­na però, come spesso succe­ deva, ha storpiato un po’ gli estremi del desiderio. Ma con una premessa del genere, come sorprendersi se quella di sia una vita da film?