A Roma per vincere

13/06/2013 alle 09:28.

IL TEMPO (A. AUSTINI) - «Lavoreremo per la felicità dei nostri tifosi». Da New York, seduto al fianco di Pallotta, Garcia pronuncia la prima frase in italiano da allenatore romanista, rivolgendosi alle gente: oltre ai risultati, sa di dover riconquistare la fiducia di un ambiente depresso.

Non basta certo la faccia convinta del nuovo tecnico - «il primo che ho scelto io» rimarca Pallotta - a riportare un po’ di ottimismo attorno a una squadra costretta a ricominciare da capo per il terzo anno consecutivo. , però, non sembra spaventato, anche grazie all’impatto soft che gli ha voluto riservare la Roma a 7mila chilometri di distanza da una piazza rabbiosa. «Sono molto fiero - racconta Rudi che capisce le domande in italiano ma tranne una volta risponde in francese- di arrivare qui per cercare di vincere dei titoli in questo grande club».
 
Ci vorrà impegno, fortuna e soprattutto tanta pazienza. atterra oggi in Francia e tra il weekend e l’inizio della prossima settimana sarà a Trigoria per la presentazione bis e la programmazione del futuro a breve scadenza. Dal 10 al 25 luglio - ma le date vanno confermate - potrà iniziare a plasmare la squadra nel ritiro di Riscone secondo le sue idee: un palla a terra, con un calcio veloce e offensivo ma senza eccessi. «Vorrei più parlare del gioco - spiega - piuttosto che di obiettivi di classifica, anche se sono convinto che la Roma debba ritrovare l'Europa. La mia filosofia è offensiva, ma per vincere le partite serve pure un'ottima base difensiva».
 
Di acquisti e cessioni ha parlato già con negli Usa. è felice di accogliere nei prossimi giorni il nuovo acquisto , spera di poter allenare anche e sa che rischia di perdere , intenzionato a raccogliere l’invito di Mourinho a Londra al termine della Confederations Cup. Non prima di aver parlato chiaro con la Roma e con stesso. «Conosco i giocatori, ora ho bisogno di andare a Trigoria - prosegue il tecnico - per parlarci. Sono un allenatore che deve amare i calciatori per condividere con loro un progetto».
 
Riuscirà a essere il primo tecnico dopo Spalletti a resistere a Trigoria per almeno due stagioni intere? «Sono una persona fedele, sono rimasto a lungo al Lille e spero possa essere così anche alla Roma». Pallotta ne è sicuro. «Mi sento di anticipare che Rudi resterà con noi per molto tempo. Sono presidente del club da 10 mesi e questa è la prima decisione a cui prendo parte attivamente. È un’ottima scelta per la Roma: ci porterà una cultura vincente». Quella che Baldini non è riuscito a imprimere. «Ringrazio Franco e gli auguro il meglio - dice il presidente - abbiamo semplicemente deciso di cambiare ma resteremo amici per sempre».
 
Auspici e saluti di rito a parte, Pallotta prova poi a smentire il suo scarso interesse per le faccende giallorosse. «Non sono in Italia giorno per giorno, ma non vuol dire che dedichi poco tempo alla Roma. Con i miei uomini della Raptor lavoriamo tutti i giorni per costruire una squadra che deve essere competitiva ad alto livello nei prossimi anni. A breve scoprirete il piano dello stadio a cui lavoriamo da un anno e mezzo: il progetto può diventare il più bello mai visto in tutta Europa. Vorrei provare a venire a Roma una settimana ogni mese, ma sono sicuro - scherza il boss - che se lo facessi inizierebbe a chiedermi di esserci meno presente».
 
Il ds, visibilmente provato, capisce la battuta dopo la traduzione e se la ride. «Seguiamo da qualche anno e per noi rappresenta la sintesi degli allenatori avuti e di quelli che avremmo potuto avere. A dispetto delle denigrazioni, Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli hanno tutti portato qualcosa di buono alla Roma» racconta . Ora spetta a lui regalargli una squadra più forte. Non c’è tempo da perdere: atterrato stamattina a Fiumicino, si sposterà subito a Milano per chiudere l’affare (ballano ancora le contropartite) e finalizzare gli altri. Rafael, Wallace e il difensore dell’Udinese sono solo l’inizio della terza rivoluzione. Francese.