Ma il marchio Zeman dov'è?

28/09/2012 alle 09:27.

GASPORT (M. CALABRESI) - Zdenek Zeman è l'allenatore ideale per far crescere i giovani e far ritrovare entusiasmo; il mercato ha colmato buona parte delle lacune in organico; la vittoria a San Siro ha cancellato le incertezze del dopo Roma-Catania.



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Perché passano gli anni, gli allenatori e i giocatori e i problemi della Roma sono sempre gli stessi?

Ci vorrebbe lo psicanalista per capirlo. Fatto sta che anche con la Sampdoria, alla prima difficoltà la Roma si è sgretolata, non riuscendo a reagire nonostante mancasse quasi mezz'ora alla fine. Film già visti, e non è neanche un problema di gioventù: in difesa, il più giovane era il 26enne , a centrocampo è entrato
e davanti c'era . In campo, solo quattro Under 23. Un blocco principalmente psicologico, legato però a una condizione fisica lontana da quella solita delle squadre di Zeman.



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Ma come, la Roma non era la prima squadra ad essersi radunata proprio per questo motivo?


Vero, ed è ancora più inspiegabile che dopo quasi tre mesi di lavoro, oltre tre settimane di ritiro tra Riscone e Irdning e due doppie sedute ogni settimana, la squadra regga solo un tempo e sia piena di infortunati. La Roma di Zeman, nella stagione '97-98, dopo cinque giornate aveva 11 punti, l'anno successivo 10, il di Verratti, Insigne e Immobile 9. Squadre che correvano: contro la Sampdoria, invece, la Roma ha finito troppo presto la benzina e dopo ogni partita accusa oltremodo la fatica. Il dubbio che l'intensità messa negli allenamenti non sia massimale è lecito.



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Possibile che il migliore della Roma debba essere un ragazzino di 36 anni di nome ?


Il capitano, oltre a essere uno dei pochissimi trascinatori della squadra, anche in un ruolo dispendioso come quello di esterno sinistro riesce sempre a essere determinante. Gli altri no: in troppi incarnano in campo gli umori altalenanti della à, che troppo spesso «gonfia» oltremodo le qualità dei singoli. Fenomeni per un giorno, da buttare il giorno dopo: basterebbe una via di mezzo. E in tanti non si sono scrollati di dosso l'etichetta di «prospetti di giocatore»: a gente come
, Lamela e, ultimo in ordine di tempo, , viene spesso dato l'alibi della gioventù. Soprattutto per i primi due è passato un anno, ma è cambiato poco.

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Allora viene da chiedersi: siamo sicuri che abbia portato giocatori da Roma?


Tra i nuovi, ce n'è uno già sulla graticola: Ivan Piris. Se al paraguaiano, contro la Samp, è stato preferito Taddei solo per , lo scopriremo domani. In ogni caso, non ha convinto. Dodò, esterno titolare nelle idee del d.s., non si è ancora visto e ogni giorno che passa aumenta il mistero. Lamela, l'investimento più alto della Roma americana, fa piccoli progressi, ma al completo non è detto che sia un titolare. Stesso discorso per , che preferisce giocare punta, ma in due partite da punta non l'ha mai buttata dentro. Gli unici ad aver convinto appieno sono , e
, uno per cui la Roma ha dovuto spendere oltre 1 milione per ricomprarlo dal Crotone.



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Che cosa è successo a Stekelenburg?


L'olandese non è più lui. Possibile che un arrivato da vicecampione del Mondo riesca a essere decisivo solo per gli avversari? Sono indiscutibili le qualità, ma anche le difficoltà: tecniche, fisiche, di ambientamento. Si svegli in fretta, prima che per Zeman (che ha voluto Goicoechea) sia troppo tardi.