Il patron ad Abete: "La vergogna non sono io"

24/09/2012 alle 09:48.

GASPORT (F. VELLUZZI) - Sul retro del tabellone luminoso, in alto, molto in alto, ci sono 4 operai al lavoro. Dal 16 maggio sgobbano senza sosta per ridare il grande calcio ai sardi. E' l'immagine più bella di una domenica triste, con 32 gradi e il sole che picchia forte, quella che nessuno avrebbe voluto vivere. Sognavano di vedere Zeman, la Roma che col Cagliari ha spesso visto rosso. Fuori da Is Arenas c'è solo il presidio di polizia, Digos, carabinieri, gua



Squadra - L'atmosfera è surreale. I giocatori sono blindati. Si sono allenati al mattino ad Assemini, sconcertati. Loro sono i primi a subire le stranezze di un presidente che pare dica che Larrivey (non più convocato) non porta bene, che le scarpe rosa di Thiago Ribeiro proprio non gli vanno, come, sembra, i giornalisti, con la «U» nel cognome. I ben informati raccontano che non sarebbe stato preso Marchese del Catania perché nato il giorno 17, numero bandito. Tutto ciò fa capire meglio il personaggio che con quel comunicato si è giocato tutto. Infatti ieri il Codacons lo ha denunciato per «istigazione a commettere un reato». E il Luigi Savina è stato chiaro: «Invieremo un'informativa alla Procura con le dichiarazioni della società che invitavano i tifosi ad andare allo stadio nonostante le porte chiuse».



Fronte penale - A Cellino si contesta l'inosservanza di una disposizione della pubblica autorità. Si può prefigurare la turbativa dell'ordine pubblico. E ciò potrebbe costare anche il Daspo al dirigente che in queste ore pare abbia pure meditato di lasciare. Ma ieri notte ha voluto rispondere ad Abete per cercare di giustificarsi: «Caro Abete, non sono io la vergogna del calcio. In ventuno anni non sono mai stato deferito per vicende di passaporti, arbitri, doping e falsi in bilancio. Per gli altri, invece, le cose parlano da sole. Io difendo solo i sardi. Ho invitato la gente ad andare allo stadio per evitare che ci fossero solo gli ultrà e nella convinzione che gli abbonati poi potessero entrare. Così di fatto ho evitato il caos». Ma è proprio questa mossa degli ultrà che non ha convinto le autorità, in particolare la . C'è chi in questo piano ha visto qualcosa di strategico, anche perché proprio gli ultrà venerdì erano consapevoli del fatto che l'impianto non fosse a norma. A mezzanotte in un nuovo comunicato Cellino cerca di porre riparo: «Prendo atto della decisione del prefetto di rinviare la partita pur non condividendone le motivazioni. Esprimo profondo rammarico anche perché questo stadio per cui da mesi lavorano tante persone è finanziato unicamente dal club».



Lavori - C'è anche il problema dei rimborsi dei biglietti (un migliaio), e dei tifosi che hanno fatto la class action (40). Ma c'è soprattutto uno stadio inagibile. Il viceprefetto Caterina Bellantoni non fa sconti: «Mancano molte dichiarazioni, quanti problemi con le norme antincendio, non c'è la main stand. Non siamo noi inadempienti. Se tutto arriva ci riuniamo subito». Il prefetto dà ancora una mano a Cellino: «In qualche modo lo comprendo». L'Osservatorio si riunisce mercoledì.