IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - A volte per ricordare una persona bastano le sue parole, se sono belle comera lui. Queste lo sono. E un intervento per il libro su Daniele De Rossi - Il mare di Roma - di nemmeno tre anni fa. Poco più di 40 righe che dicono quasi tutto:
«Ci penso. Ho giocato più di cinquecento partite da professionista, ho vinto col Milan lo scudetto della stella, con la Roma quello più bello. Ho segnato quasi quaranta gol in serie A giocando da difensore in quegli anni, sono stato in Nazionale, ho preso il posto a Schnellinger, ho avuto per compagni Rivera e Falcao, sfidato e battuto Maradona e Platini, avuto i più grandi allenatori, ho vissuto e vivo ancora nel calcio, ma ho un rammarico: quello. Ce lavrò sempre. Quella partita. Roma-Liverpool finale di Coppa dei Campioni nel nostro stadio, il 30 maggio 1984. Lo sai che cera una città allo stadio quel giorno? Quella partita è stata la partita più attesa di sempre e io non ho potuto giocarla. Ho giocato più di cinquecento partite, ho tirato tanti rigori, ma non ho giocato quella partita, non ho tirato quel rigore. E poi dopo... Dopo aver perso io ricordo il silenzio e la costernazione della gente, la nostra. Eravamo distrutti. Quella partita ha segnato un destino, lavessimo vinta sono sicuro che tutti gli anni a venire sarebbero stati diversi per la Roma. Eravamo distrutti. E io ogni volta rivedo quellammonizione di Vautrot in semifinale col Dundee... Quella squadra meritava di più anche se ha incontrato un grandissimo club come il Liverpool. No, non credo che siamo stati sconfitti prima di giocarla, e infatti non labbiamo persa, sul campo è finita 1-1. Certo, forse, lavevamo aspettata troppo. Forse. Lattesa è iniziata un minuto dopo la gara col Dundee, più di un mese prima. Ogni giorno. Ogni attimo. Io non ho potuto giocarla e resterà lunico rimpianto di una carriera che è stata splendida e fortunata, soprattutto perché ho potuto vestire questa maglia. Quando la indossi capisci che vuol dire, quanto è differente dalle altre e non è retorica. Io non ho mai visto tanto amore nei confronti di una squadra come a Roma. Mi ricordo che dopo il Liverpool dovevamo giocare una partita di Coppa Italia contro il Milan allOlimpico, quando siamo entrati in campo non credevamo a quello che vedevamo: cera uno stadio pieno. Pochi giorni prima quella gente aveva perso la Coppa più bella e importante del calcio davanti agli occhi e ai rigori, e non era mai successo prima, eppure adesso stavano lì a cantare per la Roma. Ho i brividi anche adesso al ricordo. Ecco io credo che Daniele De Rossi abbia questo stesso sentimento. Sì, Daniele De Rossi è un giocatore dei miei anni. Io sono nato a Milano, ho vinto col Milan, sono arrivato tardi a Roma ma ho scelto di restarci per sempre perché non sono più milanese, ma sono romano. E romanista». Per questo lOlimpico cantava forte: Aldo alè, Aldo Maldera.