L'Europa stregata dal giocatore "universale"

20/06/2012 alle 10:15.

IL ROMANISTA (D. GIANNINI) -" Che è versato e spazia in tutti i campi dello scibile”. Si legge così sui dizionari alla parola “universale”. Una definizione che si adatta perfettamente a Daniele De Rossi. A definirlo in questo modo, anche se non è certo il primo bensì semplicemente l’ultimo in ordine di tempo

Insomma, un irrinunciabile. In difesa, a centrocampo, se servisse magari pure in attacco. Da dove in fin dei conti aveva iniziato la sua carriera nelle giovanili giallorosse. Ma è nel mezzo, a mostrare classe e muscoli, che è diventato grande. Da subito, dagli esordi. Perché Daniele è sempre stato l’uomo delle prime volte: capace di segnare all’esordio da titolare in Serie A (era il 10 maggio 2003, contro il Torino), capace di fare centro anche alla prima in Nazionale maggiore (il 4 settembre 2004 contro la Norvegia ci mise 4 minuti a trovare la porta). Lunedì a Poznan ha provato ad essere ancora più veloce. Il primo tiro degli azzurri è stato proprio il suo, al volo di sinistro dopo una cinquantina di secondi. Tanto per far capire quanta voglia aveva di sganciarsi in avanti come non aveva potuto fare contro Spagna e Croazia. La stessa voglia che traspare anche in occasione della rete del vantaggio di Cassano, con Given che sfiora e un difensore che ribatte appena oltre la linea. Lì, a un passo, c’era Daniele che con il consueto agonismo era pronto a spingere in rete di piede, di testa, di petto, di qualsiasi cosa. E la qualificazione è arrivata. Da ieri sera si conosce anche l’avversaria nei quarti, ma lui dopo la vittoria sull’Irlanda si era già lasciato sfuggire una preferenza: «Potrei dire Ucraina, ma non vorrei sbilanciarmi». Non si sbilancia Daniele, resta concentrato sul campo, su un cammino europeo da proseguire il più a lungo possibile. E i romanisti a osservarlo, a vedere se riuscirà a trascinare l’Italia. Divisi a metà tra il desiderio di vederlo gioire in azzurro e quello di vederlo tornare presto in Italia. Per permettergli di riposare, di prendersi qualche giorno di vacanza e di essere a disposizione di Zeman non troppo in là nel tempo. Perché questo campione, questo giocatore universale, è soprattutto un calciatore della Roma. Alla quale si è legato praticamente a vita qualche mese fa, poco prima che iniziasse il momento peggiore della gestione di Luis Enrique. Tra poco si ricomincia, con Zeman e con una squadra che nel frattempo la società avrà provveduto a rinforzare. Ma che in ogni caso potrà contare su un fattore in più, un fattore che dà tranquillità sul futuro. Il fattore . Il fattore universale.

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