Il grido di Viola «Si naviga a vista. Lo sport romano è allo sbando»

07/05/2012 alle 13:10.

CORSERA (V. VECCHIARELLI) - Tra basket e volley che rischiano di sparire, il rugby cancellato e gli sport individuali che pagano un prezzo salato alla mancanza di impianti, lo sport romano di vertice è in un tunnel del quale non si vede via di uscita. Una situazione più che complessa che Riccardo Viola, da 10 anni presidente

Forse si è puntato troppo sui grandi eventi?

«Ci siamo trovati a convivere con eventi estemporanei come i Mondiali di nuoto, pallavolo e pentathlonmoderno, che alla à non hanno portato benefici in termini di impianti o di promozione. Anzi, con i Mondiali di nuoto è sparita la pallanuoto, con il Sei Nazioni sono scomparse dall’alto livello due realtà importanti come la Rugby Roma e l’Unione Capitolina, per non parlare dei danni di immagine che ci hanno procurato vicende come quella del polo natatorio di Valco San Paolo. Proseguiamo: il Golden Gala, gli Internazionali di tennis, il Sei Nazioni, al di là dello spettacolo offerto, quale ritorno hanno sullo sport romano? Pochissimo in fatto di promozione, senza dimenticare che sottraggono risorse economiche istituzionali all’attività di base. In tutta questa vicenda, però, rimane l’isola felice dell’hockey, segno che una speranza c’è».

Toti che annuncia il suo disimpegno dal basket, Mezzaroma che potrebbe farlo a giorni dalla pallavolo. Siamo a un punto di non ritorno?

«Ha ragione Toti quando dice che dovendo dividere l’uso del Palazzetto la squadra, i giovani, la società, abbiano pagato molto in fatto di senso di appartenenza, di affezione alla vita del club. Perché non èmai stato affrontato seriamente il discorso di un impianto dedicato al basket e al volley? Io amministrazione ho l’obbligo di creare maggior cultura dello sport e allora devo permettere a chi ne ha la possibilità e la competenza di costruire la propria casa sportiva».

Tutti si lamentano per la situazione degli impianti:

«Che è una situazione drammatica, basta guardare in quale stato di degrado è la storica area del Tre Fontane. La gestione degli impianti è da rivedere, ma dove sta scritto che l’Olimpico deve essere gestito dalla Coni Servizi? Se è un impianto e un bene pubblico perché l’amministrazione comunale non chiede di gestirlo direttamente? Se produce reddito, allora faccia da sinergia per tutto il movimento».

E in tutto questo si infila la delusione di Roma 2020.

«Più che una delusione è stata la fine di un incubo. Nella relazione Fortis c’erano 192 milioni di euro previsti per le strutture temporanee e 141 per gli allestimenti, che vuol dire che finite le Olimpiadi a Roma dei 350 milioni spesi non sarebbe rimasto nulla. Sono cifre da brivido che rispecchiano come viene gestito lo sport in questa à, senza dimenticare che per la candidatura sono stati spesi 6 milioni di euro e stiamo ancora qui ad aspettare un rendiconto». 

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