CORSPORT (A. MAGLIE) - La Roma torna a sorridere. Un sorriso da un certo punto di vista amaro, da un altro punto di vista dimesso. Amaro perché la squadra vista in campo ieri ha giocato
TUTTO FACILE -La Roma ha praticamente vinto nei quattro minuti iniziali perché in quel breve periodo non solo ha segnato ma lanciato un chiarissimo messaggio al Chievo: questa volta non ci sarebberostate amnesie, non ci sarebbero state leggerezze. La pressione nella metà campo dei ragazzi di Pioli è stata costante. E se è vero che il Chievo ha realizzato un ricco bottino di calci dangolo che possono far pensare a una prova robusta dal punto di vista offensivo, è anche vero che alla fine Doni ha tremato solo in un paio di occasioni (un tiro di Constant nel primo tempo alzato sulla traversa, una conclusione al volo di Pellissier nel secondo). Lingresso in campo di Loria al posto dellinfortunato Juan ha probabilmente aggiunto qualche preoccupazione nella retroguardia giallorossa che sino a quel momento aveva lavorato con una certa compattezza e una discreta sicurezza. Ma se sulla sua strada la Roma non avesse trovato un Sorrentino in ottime condizioni e un Vucinic in vena di regali pasquali, il punteggio finale sarebbe stato molto più largo come confermano il gol realizzato, laltro annullato, il palo di Menez, la traversa di Sardo su conclusione di Totti (nel corso di quellazione Vucinic prima commette gioco pericoloso provando la rovesciata poi, dopo il tiro di Perrotta respinto dal portiere, può invocareil rigore per una trattenuta di Cesar).
GENEROSI -Se i compagni di reparto avessero avuto la stessa rabbia di Totti, probabilmente la contabilità delle occasioni sprecate non sarebbe così ricca e lunga. Un esempio? Nel primo tempo Totti ha messo il montenegrino davanti a Sorrentino un paio di volte. Batterlo, in una prima occasione, non era complicatissimo ma Vucinic ha praticamente calciato il pallone sul piede destro del portiere in uscita. Pochi minuti dopo, altro splendido assist e conclusione ravvicinata spedita oltre la traversa (in questo caso, il tasso di difficoltà era superiore); e poi ancora sul finire del primo tempo. La ripresa è stata un festival collettivo di errori. Da Vucinic (in un caso conclusione fuori da posizione comoda, in un altro deviazione di Sardo con la porta ormai sguarnita) a Brighi (anche in questo caso assist di Totti, anche in questo caso il portiere era lunico avversario da superare, anche in questo caso il pallone è stato spedito a lato) a Juan ( bella girata di testa nel corso della quale il difensore si è probabilmente infortunato). E la spietatezza sotto porta a questa Roma che manca e la spietatezza è figlia della concentrazione, della capacità di stare in campo non solo con le gambe (quelle ieri oggettivamente cerano) ma anche con la testa. Però, un segnale positivo la squadra di Montella è riuscito a lanciarlo.