Aquilani a testa alta: «Roma, un giorno tornerò. De Rossi? Decida da solo»

12/06/2010 alle 13:19.

GASPORT (S. BOLDRINI) - Il primo anno a Liverpool di Alberto Aquilani si ripercorre con i titoli di alcune canzoni dei Beatles, il gruppo simbolo della città inglese. «Help», aiuto, quando nei primi mesi Alberto faticava a mettersi alle spalle l’operazione alla caviglia.

Alberto, un anno lunghissimo.

«Non è stata facile, ma sono soddisfatto. A Liverpool mi trovo benissimo. All’inizio ho pagato il conto dell’infortunio, ma ora il peggio è passato. A Liverpool mi hanno trattato bene. Grande à, più bella di quanto si creda. Grande pubblico, caldo, ma rispettoso. Grande gruppo, mi trovo bene con tutti».

Come va con l’inglese?

«All’inizio è stata dura, parlavo un inglese scolastico. Ho studiato e mi sono aiutato con la tv. Ora riesco a farmi capire e a capire. Sono in difficoltà solo con Gerrard e Carragher: hanno un inglese stretto».

Rafa Benitez?

«Grande allenatore. Un tecnico moderno, attento ai dettagli. È uno studioso di calcio, prepara le partite con estrema cura».

Un altro Mourinho.

«Hanno la stessa cultura. Per me Mourinho è il miglior allenatore del mondo e Benitez viaggia a quei livelli».

La Roma sempre nel cuore?

«Sempre. Potevo lasciarla solo per giocare all’estero».

Contatti con i vecchi compagni, tanto per fare nomi?

«All’inizio ci sentivamo spesso, poi la distanza e gli impegni hanno allentato i contatti».

Lasciare Roma e la Roma per un romano sembra uno sforzo titanico. «A volte si esagera. Non è facile allontanarsi da Roma, ma quando la professione ti impone delle scelte, non è una tragedia. Per me andare a Liverpool è stato un arricchimento: nuova lingua, nuova cultura, nuova esperienza. Poi un giorno tornerò».

A chiudere la carriera a Roma.

«È presto per fare certi discorsi».

Ora il tormentone del possibile addio riguarda .

«Credo di sapere che cosa gli passi per la testa e come si senta. Daniele deve essere libero di fare le sue scelte».

È cominciato il Mondiale che poteva essere il suo: rimpianti?

«La lunga sosta mi ha penalizzato. Il silenzio mi ha fatto capire da tempo che non c’erano possibilità. Da quando sono a Liverpool, non ho mai ricevuto una telefonata dall’ambiente della Nazionale».

È nata la Roma di Ranieri. «Ranieri ha fatto un grande lavoro, ma credo sia giusto non dimenticare che Spalletti aveva dato tanto alla Roma».

Il fascino della Premier League?

«L’atmosfera, i campi perfetti, lo spirito».

Il fuoriclasse numero uno?

«A parte Torres che è un mio compagno di squadra, Rooney. È fantastico».

Dopo un anno di Liverpool, come siamo a Beatles?

«Non è il gruppo della mia vita per una questione di età, ma a Liverpool ho imparato a conoscerli e ad amarli. Con gli amici che mi vengono a trovare, i luoghi storici dei Beatles sono una tappa fissa».