DIARIO DELL'ANNO - Budapest e il sogno infranto da Taylor, l'arrivo di Lukaku e il desiderio di Mourinho: "Restare a Roma"

31/12/2023 alle 19:09.
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LAROMA24.IT (Chiara Ciotti, Emanuele Polzella, Matteo Vitale) - Nel bene o nel male, il 2023 della Roma come copertina avrà il volto di José Mourinho. Il tecnico giallorosso, lo Special One, è stato ed è forma e sostanza della Roma, in maniera continuativa e costante, tanto da arrivare addirittura a pesargli. Sta per volgere al termine un anno che stava per consegnare ai tifosi giallorossi una stagione indimenticabile, grazie al secondo successo europeo consecutivo. Fra la Roma e il suo sogno, però, si è frapposto un arbitro del quale volto e nome difficilmente non saranno oggetto di racconti futuri: Anthony Taylor. Il 2023, però, è stato anche contrassegnato dall'arrivo nella Capitale di Romelu Lukaku, trascinatore giallorosso, che ha raggiunto la sua nuova città direttamente sull'aereo del presidente Dan Friedkin.

Come consuetudine per gli ultimi giorni dell’anno, LAROMA24.IT ripercorre con voi i principali avvenimenti. Questo è il 'Diario dell'Anno', edizione speciale della nostra rubrica quotidiana ‘Diario del giorno’ che riavvolgerà il nastro dell'anno a tinte giallorosse.


I 5 MOMENTI DECISIVI DEL 2023 DELLA ROMA

  • SACRIFICIO DEL CAMPIONATO E LA CAVALCATA EUROPEA: DA ATALANTA-ROMA ALLA BATTAGLIA DI LEVERKUSEN

La stagione 2022/23 si avvia verso la conclusione e alla fine di aprile la Roma è in piena corsa sia per la qualificazione in sia per il sogno della finale di Europa League. Il cammino dei giallorossi in campionato è davvero positivo e alla trentesima giornata gli uomini di Mourinho si trovano al terzo posto in classifica, addirittura a +5 sulla quinta, mentre in Europa spazzano via il Feyenoord con una prestazione maiuscola allo Stadio Olimpico nel match di ritorno dei quarti di finale e accedono alla semifinale.
Quando tutto sembra andare per il verso giusto, si arriva al 24 aprile, il giorno della svolta: una Roma stremata dai supplementari contro il Feyenoord affronta l’Atalanta al Gewiss Stadium e cade 3-1 tra errori tecnici e soprattutto infortuni, che condizioneranno il prosieguo della stagione. I capitolini concludono il match praticamente in 9 uomini (le sostituzioni erano terminate) a causa del problema muscolare accusato da Llorente e della bruttissima torsione della caviglia di Dybala per l’intervento killer di Palomino.
Mourinho ha gli uomini contati, ma la sfortuna non smette di accanirsi sulla squadra. Nello scontro diretto con il Milan del 29 aprile Kumbulla si procura la lesione del anteriore del ginocchio destro e oltre al danno arriva la beffa anche per quanto riguarda il risultato: Abraham sblocca la partita al 94’, ma al 97’ Saelemaekers pareggia i conti siglando la rete del definitivo 1-1.
La Roma, complici i tantissimi infortuni (Dybala, Smalling e Llorente su tutti), è chiamata ad una scelta: puntare tutto sul campionato per provare a raggiungere la qualificazione in o tentare l’impresa della vittoria dell’Europa League. I giallorossi non riescono a sostenere il doppio impegno settimanale e nel mese di maggio il rendimento in Serie A crolla con 0 vittorie in 5 partite, che fanno sprofondare la Roma al sesto posto in classifica.
Tutte le energie psicofisiche sono rivolte alla semifinale di Europa League contro il
Bayer Leverkusen e nel match d’andata i capitolini si impongono per 1-0 grazie alla rete di Bove al minuto 63. Una settimana più tardi, esattamente il 18 maggio, va in scena “la battaglia di Leverkusen”: la Roma, senza Dybala e Smalling (entrato solamente nel finale) e con Cristante schierato difensore centrale, soffre tremendamente per 90 minuti ma resiste a tutti gli attacchi degli avversari, che calciano ben 23 volte, a differenza dei giallorossi, i quali mettono a referto una sola conclusione. La partita termina con il punteggio di 0-0 e in virtù dell’1-0 dell’andata gli uomini di Mourinho conquistano l’accesso alla finale di Budapest. Al termine della battaglia lo Special One corre sotto il settore ospiti e si scatena incitando i romanisti presenti alla BayArena: la prestazione della squadra è memorabile per carattere, grinta e cuore e difficilmente verrà dimenticata dal popolo giallorosso.

  • BUDAPEST: IL SOGNO INFRANTO DA TAYLOR E LA LUNGA DI MOURINHO

Il 31 maggio 2023 alla Puskas Arena di Budapest si gioca la finale di Europa League tra Siviglia e Roma. Gli andalusi, specialisti della competizione, sono arrivati fino all’ultimo atto del torneo dopo aver eliminato Manchester United ai quarti e in semifinale, mentre i giallorossi, alla seconda finale europea consecutiva dopo la vittoria della Conference League nella precedente stagione, hanno battuto Salisburgo, Sociedad, Feyenoord e Bayer Leverkusen.
L’attesa è alle stelle e, nonostante la partita si giochi in Ungheria, la Puskas Arena si trasforma per una notte nello Stadio Olimpico: migliaia di tifosi giallorossi sono presenti nell’impianto per assistere dal vivo ad una delle gare più importanti della storia del club.
Mourinho riesce a recuperare Smalling e Dybala, che però non è al 100% a causa dell’infortunio rimediato durante Atalanta-Roma. La vigilia della sfida è dominata da una sola domanda: “Dybala parte dal 1’ o entra a gara in corso?”. Alla fine Mou decide di rischiare e manda in campo la ‘Joya’ dal primo minuto: al 35’ Cristante vince un contrasto a centrocampo, Mancini prende possesso della sfera e con un passaggio illuminante lancia proprio Dybala, il quale si presenta davanti a Bono e mette a segno la rete dell’1-0. Delirio totale.
La tensione è alle stelle e con il passare del tempo la partita si incattivisce sempre di più. Nell’ultimo minuto del primo tempo Rakitic colpisce il palo, si va quindi a riposo sull’1-0 per la Roma. Inizia la ripresa e al 55’ Mancini si rende protagonista di uno sfortunatissimo autogol con cui ristabilisce la parità.
I giallorossi continuano comunque ad attaccare e sfiorano il vantaggio in più occasioni, ma davanti a loro trovano il avversario in versione ‘Superman’ e soprattutto l’
arbitro inglese Anthony Taylor, vero protagonista della partita. Al minuto 81 il direttore di gara, in collaborazione con il VAR, commette un errore davvero imperdonabile: Matic effettua un cross e Fernando, che si trova all’interno dell’area di rigore, intercetta il pallone con il braccio larghissimo. Proteste veementi dei giocatori e della panchina giallorossa, ma Taylor è irremovibile e continua a ripetere “È attaccato al corpo”. Da questo momento il fischietto inglese entra in confusione, perde il controllo della gara (14 ammoniti in totale) e “si dimentica” di estrarre il secondo nei confronti di Rakitic e Lamela, i quali vengono graziati e successivamente si presenteranno sul dischetto durante la lotteria dei rigori. Dopo un inizio da sogno, la serata si trasforma in un incubo e il sentore della catastrofe arriva all’undicesimo minuto di recupero del secondo tempo supplementare, quando Smalling colpisce la traversa nell’ultima azione della partita.
Si arriva quindi ai calci di rigore: sbagliano Mancini e Ibanez, i calciatori del Siviglia segnano e si aggiudicano il trofeo vincendo 5-2 dopo i penalty. La fine di un sogno meraviglioso.

Il Siviglia esulta, ma in casa Roma c’è tanta, tantissima rabbia ed esplode al termine di una finale talmente lunga (146 minuti di gioco) che è iniziata il 31 maggio ed è terminata il 1° giugno: Mourinho è furibondo per le decisioni arbitrali e attende Taylor e gli addetti al VAR nel parcheggio della Puskas Arena; una volta avvistati, lo Special One passa all’attacco e grida al direttore di gara "Sei una fottuta disgrazia. Complimenti anche al VAR e a tutti voi. Non c’è nemmeno un po’ di vergogna sulla vostra faccia…". La furia di Mourinho si scatena anche ai microfoni dei cronisti: "Taylor? Sembrava fosse spagnolo... Non sono una, due, tre situazioni arbitrali, sono tante. Puoi perdere una partita, ma non la dignità. Speriamo che Taylor faccia solo la , così fa c****e lì e non in Europa League...". Parole piuttosto dure, che costano al tecnico portoghese ben 4 giornate di squalifica.

La delusione è cocente e resterà per sempre impressa nella mente e nel cuore dei romanisti, ma di quella splendida cavalcata bisogna solamente essere orgogliosi.

  • AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI: SALUTA MATIC, ARRIVA LUKAKU

A inizio mercato nessun tifoso avrebbe potuto immaginare due movimenti di mercato come quelli di cui state per leggere: Nemanja Matic, pupillo di Mourinho, chiede la cessione da un momento all'altro e va via; Romelu Lukaku, tra i migliori bomber del calcio europeo, arriva nella Capitale a bordo dell'aereo guidato da Dan Friedkin. Andiamo per gradi: a fine luglio dalla Francia è rimbalzato l'interesse del Rennes per il centrocampista serbo, protagonista tra i giallorossi e apparentemente figura importante per lo spogliatoio. Nel giro di due settimane il suo addio ha preso forma, causando non poco fastidio in casa Roma. Infatti, non solo il comunicato ufficiale del club è stato freddo ("Il Club augura al calciatore il meglio per il futuro"), Mourinho è stato ancora più duro, tanto da dire in conferenza stampa: "Il signor Matic, se vuole dire qualcosa, è lui a doverlo fare. Dopo aver sentito le parole del direttore sportivo del Rennes penso di non aver bisogno di altro, ha detto che parlava con Nemanja da più di un mese e cosa ti posso aggiungere? Non c'è niente da dire".

Se l'addio di Matic è stato inaspettato, ancora di più lo è stato l'arrivo di Romelu Lukaku. Le prime voci, le prime notizie, sono state ragionevolmente accolte con diffidenza. Dalle difficoltà ad arrivare a Zapata al belga la strada è lunga, eppure la Roma c'è riuscita. La missione londinese di Tiago Pinto, i Friedkin e altri membri della dirigenza romanista ha portato il frutto sperato e il 29 agosto Lukaku è atterrato a Ciampino di fronte a oltre 7 mila tifosi romanisti in visibilio. Il primo abbraccio ed è scoppiato l'amore, che fino a questo momento ha portato in dote 13 gol in 20 partite.

  • QUESTO CHRIS CHE NON SI IMMOLA E ALTRI INFORTUNI: IL DIFFICILE INIZIO DI STAGIONE

Il 2023 giallorosso si chiude all’Allianz Stadium: 1-0 per la , con un gol di Rabiot, e nessun sorriso di fine anno per la Roma. Ma riavvolgiamo il nastro. Il cammino della Roma in campionato parte dall’Olimpico contro la Salernitana, senza Dybala e Pellegrini squalificati e senza Lukaku - arriverà successivamente, a disposizione dal Milan in poi -: una gara combattuta, aperta dalla marcatura di Belotti, ribaltata dagli ospiti e poi chiusa col 2-2 finale sempre firmato dal Gallo. Poi la tappa a Verona, in cui la Roma raccoglie la prima sconfitta stagionale e tanti rimpianti, e il ko pesante con il Milan in casa: il ruolino è deludente, un punto in tre partite, con la nota positiva rappresentata dall’approdo di Lukaku, che fa la sua prima apparizione in giallorosso contro i rossoneri. La Roma rialza la testa con l’Empoli, liquidando i toscani con un ampio 7-0, arranca col Torino conquistando solo un 1-1, cade di nuovo a Marassi: il 4-1 del fa riemergere i fantasmi di una mancata crescita, allontanati in parte dalle tre vittorie successive con , Cagliari e Monza. Quindi, la sconfitta di San Siro con la netta superiorità dimostrata dall’, capolista e in corsa per la lotta scudetto con la , e il successo in rimonta, dal 90’ in poi, con il Lecce che evidenzia una delle caratteristiche della Roma di José Mourinho: la Roma non molla mai. Azmoun e Lukaku, rispettivamente al 91’ e al 94’, ribaltano la squadra di D’Aversa facendo esplodere d’amore l’Olimpico, che anche quest’anno come sempre è colmo sugli spalti dalla passione dei romanisti.

Ma i rimpianti stagionali, accumulati fino a quel momento, emergono nuovamente nel derby: lo 0-0 è stretto ai giallorossi, lasciando l’amara sensazione di aver sprecato un’occasione. Archiviati i successi con Udinese e - con i neroverdi ennesima rimonta firmata Dybala-Kristensen -, la Roma scrive e vive un romanzo con la Fiorentina: Lukaku sblocca e Martinez Quarta pareggia, i giallorossi terminano la sfida resistendo agli attacchi viola in 9 contro 11 dopo le espulsioni di Zalewski e dell’attaccante belga. Di nuovo ko, a , contro la sorprendente squadra di Thiago Motta: senza Dybala e Lukaku, la Roma soccombe al Dall’Ara. Il tremendo tour de force di fine dicembre giallorosso continua all’Olimpico col : il 2-0 con cui la Roma si impone dà la sensazione di autorevolezza e di crescita che s’arresta, almeno per ora, all’Allianz Stadium contro la . E il bilancio, dopo 18 giornate di campionato, vede la formazione di Mourinho a quota 28 punti, settima in classifica, con 8 vittorie, 4 pareggi e 6 sconfitte. 

Dati e statistiche, però, non bastano a fotografare una parte di stagione salutata e condizionata dalle assenze per infortunio di Dybala e Pellegrini, le sorgenti di qualità della Roma, e dalla parabola di Renato Sanches, ancora oggetto misterioso nella capitale. Soprattutto, però, dall’assenza di Chris Smalling: il difensore inglese, negativo nelle prime due uscite stagionali, si ferma contro il Milan e non rivede più il campo a causa di un'infiammazione al tendine. La Roma, dunque, perde il suo miglior difensore, baluardo nelle scorse stagioni, riscontrando anche problemi a livello numerico nel reparto arretrato - Mancini, Llorente e Ndicka sempre titolari, Cristante in caso di necessità - e scatenando le continue frecciatine di Mourinho: “Non l'ho visto ancora in campo, neanche per allenamenti individuali. Manca molto”, una delle ultime dichiarazioni dello Special One, mentre alla vigilia della gara con lo Sheriff aveva sottolineato il sacrificio di Mancini rispetto ad altri (“Mancini ha un problema importante ma le sue gambe non sono rotte quindi giocherà, è un profilo diverso da qualcuno che se ha un problema al mignolo non gioca... ). Non c’è, secondo le parole di Tiago Pinto, una data del rientro dell’inglese, che costringe il Gm ad agire sul mercato di gennaio. Il percorso in Serie A si intreccia con quello europeo: nel girone di Europa League la Roma chiude al secondo posto alle spalle dello Slavia Praga: fatale la sconfitta di Praga e il pareggio col Servette, che spingono la Roma ai playoff dove ritroverà nuovamente, come in un loop infinito del destino, il Feyenoord. 

  • IL DESIDERIO DI MOURINHO: RIMANERE A ROMA. "Se sarà addio non sarà per decisione mia" 

Che voglia rimanere in giallorosso, José Mourinho ormai non sa davvero più come dirlo. Nell'immediato post Budapest il tecnico aveva chiesto a gran voce supporto e chiarezza sul proprio futuro, al 31 dicembre della prima richiesta si è vista traccia una volta, della seconda ancora niente. Al termine di Roma-Spezia con il giro di campo e il gesto "io resto qui" fatto ai tifosi è arrivata la certezza che almeno un terzo anno di Mourinho ci sarebbe stato, ma non è finita lì. Nel corso della stagione, a più riprese, lo Special One ha fatto capire di voler continuare a legare il proprio nome a quello della Roma, ma dal telefono di Dan Friedkin offerte contrattuali o almeno richieste di un incontro propedeutico ancora non sono arrivate.

Diverse interviste e conferenze all'insegna della volontà di restare nella Capitale, ma dopo la sconfitta a è arrivato a sorpresa "l'annuncio": "Ci sono tante cose che mi avvicinano a questo club, a questo popolo. Non voglio che la gente pensi che la mia frustrazione riguardante diverse cose sia più forte di ciò che provo a livello di sentimento per questa società e gente. In caso di addio non sarà mai per decisione mia per andare in un altro club o in vacanza. Voglio continuare qua". Parole d'amore che hanno mandato in visibilio quella nutrita (a dir poco) parte di tifosi della Roma che vede nel portoghese la stella polare da seguire e a cui aggrapparsi.

Come detto, non è stata l'unica dichiarazione d'amore di José, che a più riprese fra intervista alla Rai, una chiacchierata informale con Mikel e altre conferenze pre-gara ha pubblicamente espresso il desiderio di continuare nella Capitale, chiedendo di fatto il rinnovo del contratto. Al momento dal club non sono arrivati segnali, di alcun tipo, ma come detto dallo Special One, qualsiasi sarà la decisione sarà presa prossimamente, ben prima della fine della stagione. José vuole la Roma, la Roma vuole ancora José? A breve il mistero sarà svelato, in un senso o nell'altro.