Non si spezza un’emozione con il chiasso della pubblicità. Ma ci sono altri modi. Il silenzio, testardo, enigmatico, rigido, per certi versi irridente è uno di questi. Probabilmente nel caso di Dan e Ryan Friedkin il silenzio nei confronti di Mourinho non vuole esprimere nulla di tutto ciò. È soltanto un modo di essere e una tattica di gestione della cosa privata. [...]
Persino nella loro inizialmente timida esplorazione del mondo del calcio i Friedkin hanno esercitato il proprio stile. Con un’ambizione nitida e benvenuta. Nel silenzio assoluto hanno ingaggiato José Mourinho, facendolo apparire in un flash sulla scena di una città che si aspettava tutt’altro. Nel silenzio di pietra hanno corteggiato e convinto Paulo Dybala [...].
Dopo tanto bendidio la proprietà del club adesso tace con Mourinho e questo francamente è strano. Tace davanti a un allenatore a cui erano state affidate tutte le sorti di una squadra costruita, almeno in prima istanza, per produrre il massimo risultato con il minimo sforzo politico e finanziario [...]. Tace di fronte a un tecnico capace di conquistare ventisei trofei in carriera, dal minimo al massimo, e che non più tardi di un anno fa ha portato la Roma alla prima vittoria europea della sua storia. O alla seconda, per le statistiche più indulgenti. Tace di fronte a un uomo di calcio che ha fatto sapere di essere pronto non solo a rispettare il contratto che lo vorrebbe giallorosso per un’ulteriore stagione ma pure a discutere di un rinnovo. Perché il suo lavoro, lo sa bene, non è finito e Mou ha sempre detestato quell’insipido aroma di cose lasciate a metà.
A Mourinho puoi dire un mucchio di cose. Che non ti piace la sua strategia di gioco [...]. Che non si fanno amare la sua aria di aristocratico magistero, [...] il suo atteggiamento nei confronti degli arbitri [...], i suoi argomenti di distrazione di massa. Puoi dirgli pure che l’equilibrio di bilancio è alle basi della sostenibilità di un club o che le regole del fair play finanziario non si piegano alla volontà assoluta di nessuno, neppure di un signore Sith della Champions League.
Puoi dirgli tutto questo, comunque prendendo atto che una popolazione di tifosi di rara intensità lo vuole esattamente così e che un’intera squadra si ribella alla prospettiva di non averlo più al fianco e uno stadio tra i più popolati dà fondo a tutte le sue risorse pur di aiutarlo a superare gli ostacoli. [...]
Non puoi dirgli che non sa fare il suo mestiere. Lui conosce il calcio a menadito e, a differenza di uomini d’affari brillanti ma inconsapevoli e un po’ spaesati, conosceva Roma prima ancora di arrivarci da console. [...] Puoi dire un mucchio di cose a Mourinho. Ma devi dirgli qualcosa. E presto, anche.
(Marco Evangelisti - Corsport)