LEGGO - E' stato uno dei pilastri della prima Roma zemaniana. Classe, dinamicità e un grandissimo feeling con la tifoseria. Il brasiliano Paulo Sergio, 50 anni da pochi giorni, pescato nel Bayer Leverkusen, è rimasto nella capitale dal 1997 al 1999. Appena due stagioni, arricchite da 24 reti, prima di far ritorno in Germania, sponda Bayern Monaco, e vincere praticamente tutto. Vent'anni dopo la sua esperienza a Trigoria, oggi che si divide fra il ruolo del commentatore tecnico per una televisione brasiliana e quello di scout, rimane appassionato dei colori giallorossi.
Le piace la nuova creatura di Paulo Fonseca?
«Proprio la scorsa settimana mi sono visto con Aldair e abbiamo avuto modo di parlarne. E' una fase particolare del club, soprattutto dopo l'ultima stagione vissuta in modo piuttosto altalenante. La società vuole fare una squadra giovane, ma non so se sia davvero il momento giusto per realizzarla».
Perché?
«Ci sono squadre come Juventus, Napoli e Inter che si sono rafforzate. Potrebbe essere un anno un po' complicato per i giallorossi».
Nella Roma, a oggi, sono rimasti soltanto due brasiliani: Juan Jesus e Fuzado, pochini rispetto ai suoi tempi. Sorpreso?
«Rispetto a quando giocavo, il mondo del pallone è cambiato parecchio. Prima c'erano profili di altissimo livello e i club, certamente non tutti, avevano più possibilità d'ingaggiarli. Ora i costi sono lievitati e la qualità, purtroppo, non sempre ha camminato di pari passo».
Un attaccante esterno per sostituire El Shaarawy.
«Cebolinha Everton (23enne attaccante del Gremio, ndr) è un calciatore duttile, che davanti può ricoprire tutti i ruoli. Oltretutto ha giocato un'ottima Coppa America ed è in grande ascesa (costa circa 40 milioni di euro, ndr)».
E se invece arrivasse Douglas Costa?
«Magari. Ha esperienza, nonostante al Bayern Monaco sia rimasto un po' strozzato dalla presenza di Ribery e Robben. Avrebbe dovuto pazientare maggiormente e aspettare il suo momento. Con la Juventus si è rifatto e ha maturato pure la giusta conoscenza del campionato italiano. Mi piace, può fare bene alla Roma. A una condizione: deve giocare con continuità. Più sta in campo, meno tempo ha per tutto il resto».
Che cosa conserva della sua esperienza a Roma?
«Un pensiero favoloso. Sono stato benissimo come giocatore e, quando posso, ci torno con piacere. Da voi ho lasciato diversi amici e un ricordo, quello dei sostenitori romanisti, che ancora oggi mi emoziona. Il prossimo anno, assieme a mia moglie, verremo per una vacanza».