La disgraziata stagione della Roma ha vissuto tanti momenti durissimi, ma quanto successo nelle ultime 48 ore se la batte solo con la due giorni che ha sancito l'esonero di Di Francesco e le dimissioni di Monchi. Se con quegli addii dopo l'eliminazione col Porto si è sfarinato il progetto di questa stagione, il pareggio a Genova che allontana la Champions e il «No grazie» di Antonio Conte, gelano i sogni per il prossimo anno. Con il seguito di accuse e polemiche. Destino beffardo: l'ambizioso e concreto tentativo, che nessun tifoso si sarebbe aspettato, di portare a Roma un top coach con ingaggio mostruoso, si è rivelato un boomerang. Perché la motivazione del no di Conte agli occhi dei tifosi più critici, dimostrerebbe che la società non ha un progetto vincente e dunque convincente. (...) Il tecnico avrebbe voluto rifare ex novo la difesa, cambiare l'attacco e ritoccare il centrocampo (l'unico reparto di suo gradimento). Una spesa secondo lui impossibile, per consentirgli di coltivare la sua malattia: la vittoria. Conte ha dato appuntamento a «prima o poi allenerò la Roma» non sapendo che quella promessa già sentita spesso da Ancelotti tra i tifosi assetati di presente, non va più di moda. Ora impera la delusione e qualsiasi piano B - che forse nella testa del club era il vero piano A - sembra un ripiego. Anche se si parla di Sarri (altra trattativa complicata, lunga e rischiosa) o di Gasperini, tecnico della super Atalanta. Che solo a pensare di essere considerato una scelta di riserva drizza il pelo come i gatti. (...) La società ora aspetterà un po' prima di sedersi a un altro tavolo, non può sbagliare o rischiare altri no. Ci si può permettere un anno senza Champions ma non la disaffezione del proprio pubblico. Far disamorare un romanista è un'impresa più difficile che vincere uno scudetto: ma quest'anno la Roma tra errori, sfortuna e scelte altrui, sembra le stia tentando tutte per riuscirci.
(gasport)