LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Se diceste al droghiere che la spesa di oggi la pagherete col prossimo stipendio, probabilmente vi manderebbe a quel paese. In serie A invece lo fanno tutti: prestiti, riscatti condizionati, obblighi di acquisto. Il mercato dei “pagherò” però ha presentato il conto. Ed è un conto salatissimo: 115,8 milioni, tanto hanno speso le venti società di vertice del calcio italiano per comprare giocatori che avevano già in organico, oltre il 46 percento dei 250 milioni investiti. Da Benatia a Rog, da Juan Jesus a Hiljemark: dieci club su venti, hanno dovuto allentare i cordoni della borsa e pagare cifre concordate un anno fa. Una sorta di “zavorra” sul mercato della A. I riscatti più cari, quelli di Maksimovic del Napoli e Cuadrado della Juve, costati 20 milioni. Il motivo del fenomeno? Economico, ovviamente: «Tanti non hanno subito le disponibilità per comprare », spiega il presidente del Genoa Enrico Preziosi, che da Boateng a Perotti, con la pratica ha costruito plusvalenze da leccarsi i baffi.
Dei “pagherò” l’Italia è la patria. In Premier sono stati pesi per riscattare giocatori appena 9,3 milioni, meno del doppio in Francia (17), mentre in Spagna non arrivano ai 35. Soltanto i club della Bundesliga tedesca, con 63 milioni, pagano un conto salato al mercato di un anno fa. Ma neanche sommati i 4 maggiori campionati europei arrivano vicini ai 115 milioni delle italiane. Il perché, secondo Preziosi, è chiarissimo: «Nel nostro paese, quando compri devi immediatamente coprire l’equivalente della cifra con contanti, fideiussioni oppure crediti in Lega, e se non copri i costi l’affare salta. Ovviamente, è più facile fare una scelta diversa: differire il pagamento. Ossia prendi un calciatore in prestito, fissi il riscatto obbligatorio magari alla prima presenza e lo paghi l’anno dopo. Così si guadagna un anno, ma soprattutto conoscendo le spese che dovrai sostenere, puoi accantonare i fondi necessari a coprirle».
A volte vale anche un discorso diverso: quello di limitare i rischi. «Succede quando non ci si fida moltissimo del giocatore che si acquista - spiega l’agente Claudio Vigorelli - o magari si deve rilanciare un giocatore non brillantissimo. Esistono formule fantasiose, come il prestito con riscatto obbligatorio dopo 10-15 partite giocate: serve a tutelare l’acquirente. Oppure se un club che non ha grandissima disponibilità punta un giocatore oneroso. Come dire: prendo un giocatore importante, ma lo tengo solo se rende». C’è chi, come successe ad Aquilani, ne rimase prigioniero: il Milan che aveva il riscatto obbligatorio dopo 25 presenze, lo fermò alla 23esima. Più recente il caso di Ocampos: il Genoa aveva fissato un riscatto obbligatorio a 8 milioni se avesse segnato 7 gol. Dopo il terzo lo ha dato al Milan, per non ingrassare la lista dei “pagherò”.