LAROMA24.IT - La Roma risponde al Napoli, piega la Juve e si riprende il secondo posto. I giallorossi sbancano l'Olimpico nella gara più complicata della stagione e rispondono così al successo degli azzurri con il Torino, costringendo i bianconeri a rimandare di una settimana le celebrazioni per il sesto scudetto.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
L a Roma si regala una serata Magica, per certi versi indimenticabile. La vittoria è di quelle pesanti, che fanno rumore. La squadra di Spalletti, in un colpo solo, ha riagguantato di prepotenza il secondo posto, rimandato lo scudetto della Juventus e soprattutto gli ha impedito di festeggiare il titolo all’Olimpico. C’è tanto altro però nella vibrante ed entusiasmante vittoria giallorossa, a cominciare dagli ultimi, quasi commoventi, minuti di Francesco Totti. Il successo di ieri notte ha tanti sapori, intensi e dolci, ma anche un pizzico di amaro in fondo. Vedere giocare la Roma con tale grinta, determinazione ed esuberanza fisica ha fatto venire il rimpianto per le occasioni che sono state perse. La Juventus ha dimostrato nel corso del campionato di essere più forte, ma non così inarrivabile come è sembrato fino a ieri notte. Gli stimoli erano tanti, ma non puoi tirare fuori certe qualità se non le hai dentro. La gara vinta contro la Juventus deve poter essere l’inizio di un ciclo nuovo, quello dove, oltre alla tecnica che alla squadra non è mai mancata, si mettono in campo l’ agonismo e la forza mentale. Doti da sempre invidiate agli avversari sconfitti proprio ieri notte. Anche la Roma dunque, se vuole, può essere cinica e rabbiosa, deve farlo con continuità. Il successo contro il Milan e la vittoria contro la Juventus, sono statedue grandi risposte, da squadra vera, a un Napoli arrembante che forse si immaginava un altro finale. Ora al secondo è solo mancano solo due tappe.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Peccato sia arrivata solo ora. Ma ieri sera all'Olimpico la Roma non solo ha blindato il secondo posto riportandosi avanti al Napoli e tornando cosi padrona del proprio destino. Non solo ha messo alle corde e umiliato sul campo (3-1) una delle due squadre più forti d'Europa (aspettando Cardiff), ma ha finalmente dato ai suoi tifosi quella prova d'orgoglio che serviva. Quel guizzo che consente ai tifosi romanisti di andare avanti, di continuare a crederci nonostante il bilancio della stagione dica purtroppo altro. Un bilancio che poteva essere assolutamente positivo e che invece si chiude ancora una volta con l'amaro in bocca: l'allenatore che lascia a fine stagione tra le polemiche, l'addio di Totti (al quale Spalletti ha concesso qualche minuto finale durante i quali però non è riuscito, suo malgrado, a toccare il pallone). Un addio che ha inevitabilmente condizionato l'annata nel bene o nel male perché Totti non è uno come gli altri: è Totti e basta.
Infine un altro “zero” in bacheca dal sapore amaro, per come si è concretizzata l'uscita in Europa, cosi come quella in Coppa Italia. Sono le due vere pecche della stagione. Una delle quali tra l'altro ancora più beffarda perché arrivata contro la Lazio. Resta la consapevolezza di aver una Roma forte, in grado di giocare a testa alta e alla pari contro una delle superpotenze d'Europa, di infliggerle tre gol senza colpo ferire. Ma, soprattutto resta qui punto di vantaggio sul Napoli che fa tutta la differenza del mondo perché, come ha detto il dg Baldissoni prima della partita, arrivare secondi e fondamentale per il programma estivo. Evitare le forche caudine del preliminare a metà agosto e poi una bella vittoria soprattutto per i giocatori che rischiavano altrimenti di saltare le vacanze. E sicuramente quella in arrivo sarà un'estate molto delicata per la Roma, di lavoro vero con un nuovo tecnico in arrivo e tante cose da sistemare perché, incredibile ma vero, dopo essere arrivati fin quassù, tra due settimane bisognerà ricominciare tutto da capo. Perché nel campionato del tafazzismo la Roma arriverebbe prima, seconda e terza.
GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)
Fin dai tempi dei Boniperti, che spediva le reclute bianconere dal barbiere, la Juve ha sempre diffidato delle capigliature bizzarre. Ora Allegri sa perché. La Roma a cresta alta ha rovinato la festa della Signora, spettinata dai gol di El Shaarawy e Nainggolan. Quattro punti di vantaggio da gestire in due partite, avendo alla prossima il Crotone in casa ed eventualmente una trasferta nella serena Bologna, non autorizzano notti da incubo. Ma il capitombolo romano non è un capello da spazzar via dalla giacca con disinvoltura. È, per lo meno, un fastidio che dà seccatura vera, perché nel piano di volo di Allegri c’era uno scudetto messo in bacheca e festeggiato al minimo sindacale, per poi dedicare ogni pensiero alla finale di Coppa Italia contro la Lazio, mercoledì, prima di dedicarsi anima e corpo al bersaglio grosso della Champions.
Non te l’aspetti che il divino Buffon balbetti a quel modo sul gol di De Rossi. E poi le creste. Prima il Faraone, che Allegri inventò al Milan attaccante di alto livello; poi Nainggolan, che confessò a suo modo il disamore per la Signora, ma che Max avrebbe voluto con tutto il cuore davanti alla sua difesa. Nulla di traumatico. Se sabato la Roma perde e il Napoli non vince, la Juve festeggerà senza giocare. Ma la vittoria della Roma e gli esili 4 punti dalla vetta meritano di essere ricalcati dall’evidenziatore. Altre Rome, anche recenti, si sarebbero avvilite davanti al vantaggio di una Juve rimaneggiata. Questa ha continuato a lavorare a testa bassa, pur sapendo di non poter cercare la testa di Dzeko. Questa forza d’animo, così come la continuità mostrata durante la stagione, è uno strappo rispetto al passato e segnale di una nuovo maturità. Devi aver fatto qualcosa di grande se sei riuscito a tenerti alle spalle un Napoli che ieri ha confermato di essere arrivato a un passo della perfezione della propria idea di gioco. Ecco, la giornata di oggi, se non ha scardinato le verità di questo campionato, getta una luce intrigante sul prossimo. Perché se Roma e Napoli riusciranno a sciogliere i nodi tecnico-ambientali (Spalletti o chi? De Laurentiis-Sarri si sopportano?) e a rafforzarsi con pochi acquisti, ma di grande qualità (top-player), la Juve, considerata di un altro pianeta, tornerà sul nostro e troverà concorrenza valida.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
La Juve è stata lentamente sconvolta dalla geometria romantica della Roma, un misto di cuore e ragione permesso dalla routine muscolare e un po’ annoiata della Juve. Ma va anche ricordato che la Roma ha fatto lo stesso campionato della Juve tranne la partita dell’andata. Questo è l’errore di Allegri: era un grande avversario. Andava rispettato fino in fondo, non solo contenuto. A questo punto qualcosa cambia. La Juve è ancora nettamente favorita, ma il campionato che aveva vinto molte domeniche fa è tornato sommariamente in gioco. Ed è arrivata la quinta sconfitta, una più del Napoli, che a questo punto sembra davvero l’avversario che ha perso di più. Non c’è stato all’Olimpico spazio per Totti, quei pochi minuti finali non fanno testo. Sulle sue spalle è rimasto un pieno allo stadio fuori indirizzo. Forse c’è davvero tra lui e Spalletti qualcosa di metafisico e villano, un’ombra surreale che nessuno dei due vuole cancellare. Ma Totti deve essere davvero in condizioni imbarazzanti per stare così sempre fuori. Oppure è fuori Spalletti. Un tempo nel mezzo stava la cosa giusta.
LA REPUBBLICA (G. MURA)
Tanti dovrebbero chiedere scusa al campionato. Noioso, scontato, mai una sorpresa, formula superata, a marzo si sa già tutto, vuoi mettere come sarebbe con i playoff? E invece è un campionato vivo, avvincente, grazie alle squadre che sono fatte di uomini, non di macchine. Così accade che la Juve imbattibile degli ultimi tempi sia battuta pesantemente dalla Roma. Che, scavalcata per qualche ora da un Napoli grandioso, si riprende il secondo posto. Ora è distante 4 punti dalla Juve. Così diventa fondamentale Juve-Crotone, per lo scudetto e, quasi certamente, per la terza retrocessione. Insomma, non ci si può lamentare.
Senza Dzeko, Spalletti ha rispolverato la vecchia Roma, quella che in attacco non dava punti di riferimento. Allegri l’aveva pur detto che non si sarebbe vinto lo scudetto con un vantaggio enorme, ma con 4/5 punti. All’Olimpico bastava un pari, è andata in vantaggio, poi ne ha presi tre. È mancata la difesa, il punto di forza di tutta la stagione. Allegri in avvio ha fatto a meno di Barzagli, Chiellini, Alex Sandro e Dani Alves. Dei titolari, solo Bonucci in campo. Non era sbagliata la formazione, anzi Lemina ha segnato. Non erano sufficienti la determinazione e l’attenzione: era un rischio da correre, ipotizzando una mollezza della Roma, che non c’è stata. Mercoledì la finale di Coppa Italia con la Lazio, uno dei tre obiettivi da centrare. Normale concedere un po’ di riposo. La Juve ha rallentato la corsa (due punti nelle ultime tre partite), proprio perché anche gli juventini non sono macchine. Bisogna anche riconoscere alla Roma il merito di aver saputo lottare contro un momento difficile (il sorpasso del Napoli, il gol di Lemina) prima con un pareggio quasi immediato, De Rossi, poi con una fisicità e con mosse d’attacco che hanno trovato la Juve scoperta. Ora la Roma è in vantaggio negli scontri diretti.
LA STAMPA (G. GARANZINI)
Peggio per il Crotone, che con la Juve già campione in un punticino salvezza domenica avrebbe anche potuto sperare. Ma peggio soprattutto per la Juve, perché subire tre gol in rimonta non è il migliore dei viatici né per la finale di Coppa Italia di mercoledì né, in prospettiva, per quella col Real. Meglio in compenso per la Roma che si è presa il lusso di strapazzare la Juventus come da tempo, molto tempo non accadeva. Al punto da regalare a Totti una passerella finale, di due minuti, in cui non ha letteralmente toccato palla: ma che rappresenta un capitolo in più di quelli da raccontare ai nipoti. E sì che dopo venti minuti la pratica sembrava chiusa. Grazie all'altruismo di Higuain, per solito non cosi generoso tantomeno nell'altrui area piccola e invece autore di un assist perfetto per l'accorrente Lemina sul gran lancio di Sturaro. Bastava il pari per la maternatica dello scudetto, vuoi che una difesa come quella si faccia addirittura scavalcare? Invece si, stavolta si. E a completare la realtà romanzesca, persino con qualche responsabilità di Buffon.
La chiave è stato il pareggio in tempi brevi, con una doppia respinta del portiere: imperfetta la prima, sul colpo di testa di Manolas, fatalmente precaria la seconda sul primo dei due tap-in di De Rossi. Ma è nella ripresa che la Roma ha cambiato marcia. Dapprima sul piano agonistico, con due tre randellate consecutive che sono costate l'ammonizione a Fazio, De Rossi e poi Paredes, poi su quello della convinzione. Ed è lì che una squadra come la Juve è gravemente mancata. Nel non capire che la musica stava cambiando e che il tran tran del dopo uno a uno avrebbe potuto non bastare, visto che la Roma non di un punto ma di tre aveva bisogno per tornare davanti al Napoli. Cosi prima è arrivato uno strano gol di El Shaarawy, un interno destro tagliato e beffardo di quelli che un portiere normale lo fregano, Buffon magari no: non perché fosse tenuto ad arrivarci, ma perché ci ha abituati cosi. E poi, pin lineare, dunque anche più sorprendente perché è rarissimo vedere la difesa bianconera fatta a fettine cosi, da un semplice triangolo Nainggolan-Salah-Nainggolan. Pur rendendo omaggio al belga, che in condizioni palesemente precarie ha trovato la forza e la lucidità prima dell'assist e poi del gol che hanno firmato la rimonta. Clamorosa anziché no.