Esattamente un girone fa – dopo il match con l’Inter – Walter Sabatini disse addio alla Roma, terminando così un viaggio agli antipodi. Perchè per Sabatini il breve ma infinito trasloco da Formello a Trigoria (via Palermo), ha rappresentato una zavorra mediatica ed emotiva non ancora accantonata. Parliamo di un personaggio che, ad oggi, ha sul proprio profilo WhatsApp una foto di gruppo di calciatori giallorossi. La Roma nel cuore, verrebbe da dire, tant’è che a margine di un’intervista dello scorso anno ci disse: «Non credo che mi attenda ancora una vita lunghissima, ma vorrei essere ricordato come direttore giallorosso».
Con queste premesse sarebbe facile dire che per Sabatini la Lazio fu solo freddo lavoro. Invece sbaglieremmo, perchè nel 2004 quando Lotito lo chiamò a lavorare sul mercato, il quadriennio deve essere stato indimenticabile come testimonia un’intervista del 2008 in cui viene fuori un Sabatini che, anche da «laziale», mette il cuore in ogni parola. Di Lotito dice: «Con lui ho avuto un rapporto di amicizia molto solido. Gli ho sempre detto che è grandioso nelle cose difficili e scarso in quelle facili. Sarà un peccato che un giorno venga ricordato come un presidente normale o modesto quando avrebbe potuto farsi ricordare come un grande». Ma l’esperienza di vita deve essere stata intensa, se alla fine l’ex d.s. chiosa: «Non credo che troverò mai una società come la Lazio o una piazza migliore. Dovrò accontentarmi di andare al ribasso». Morale: tre anni dopo si è ritrovato a dirigere il mercato della Roma. E i titoli di coda sono apparentemente inequivocabili. «La Roma è stata la mia vita – ha detto nel giorno dei saluti –. Ho il rimpianto di non avere vinto, però se questa squadra arriverà allo scudetto, sentirò mio quel successo». Il derby del cuore, quindi, sembra deciso.
(gasport)