Vittorie, trofei e non solo. Il settore giovanile della Roma è un modello da seguire

26/01/2017 alle 23:26.
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La Roma che si conferma ogni anno di più il vivaio italiano più importante. Per risultati raggiunti e per numero di giocatori giovani lanciati nel calcio dei grandi, si potrebbe anche parlare di vero e proprio modello Roma.

Vincendo sul campo dell’ la Primavera giallorossa, guidata da Alberto , ha raggiunto la Finale di Coppa Italia. La squadra capitolina negli ultimi anni ha dominato in lungo e largo, vincendo lo Scudetto la scorsa stagione e la Supercoppa sul finire del 2016 sempre contro l’ all’Olimpico. Anche in Europa i ragazzi di Alberto hanno avuto un ottimo percorso riuscendo ad arrivare sempre molto avanti e battendosi con realtà importanti come Chelsea, Ajax, PSG con potenzialità economiche e vivai strutturalmente molto diversi da quelli italiani.

Giudicare però un Settore Giovanile solo dai trofei conquistati è più di quanto sbagliato si possa fare. Il ruolo di un vivaio è quello di forgiare giovani calciatori che possano essere pronti per il calcio dei grandi. Questo ovviamente ha poi un duplice valore per la società detentrice dei cartellini dei giovani giocatori: farli crescere in società e poi portarli in prima squadra, oppure permettere al club di monetizzare attraverso le loro cessioni.

Valutare il modello Roma solamente attraverso la capacità di riuscire a ricavare risorse economiche dal proprio vivaio è un esercizio molto limitativo e quantomeno ingeneroso. Si potrebbe parlare di come ogni anno la Roma sforni giocatori da mandare in giro per l’Italia in Serie A, B o in Lega Pro ma il lavoro più importante di un settore giovanile è senz’altro quello della formazione anche a livello personale di ogni giovane calciatore. Il termine formare però non vale solo a livello tecnico ma anche e soprattutto a livello comportamentale. Non a caso gli allenatori delle giovanili vengono chiamati istruttori o educatori, perché il loro ruolo è quello di far crescere il ragazzo quasi a 360°. La Roma in questo sta facendo scuola con un lavoro quotidiano a Trigoria e non solo. Non possiamo non citare il caso di nella scorsa stagione: Il promettente attaccante romanista nella semifinale del campionato primavera contro  l’, dopo essere stato espulso per aver preso a pugni la panchina (tra l’altro dopo aver messo a segno una doppietta), perse la testa mimando di colpire l’arbitro con una testata. Un gesto inaccettabile che costò caro a che oltre alle  sei giornate di dovette anche accettare  la decisione da parte della società di non farlo partire per il ritiro estivo di Pinzolo con la prima squadra. Una decisione che è servita da lezione a ora sempre più uno dei giocatori più importanti della Primavera romanista.

(iogiocopulito.it)

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