LAROMA24.IT - La Roma si aggrappa a Francesco Totti e batte la Samp in extremis dopo aver rischiato di andare alla deriva alla fine del primo tempo. All'Olimpico i giallorossi cambiano faccia tra il primo e il secondo tempo, scendendo in campo nella ripresa motivati e rinvigoriti, trascinati da capitan Totti, che prima serve un assist per Dzeko e poi firma il sorpasso su rigore al 93'.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
La Roma vince ancora con Totti il cui ruolo è ormai chiaro. Entra nei finali quando la squadra perde. Il piccolo miracolo è che riesce a cambiare le partite. Con la squadra in avanti per recuperare, Totti non deve correre a marcare, così si rende «accettabile», va in mostra la sua bellezza e non il suo limite. Va da sé che questa favola di Totti è uno dei problemi della Roma, ma sono così pochi i giocatori di questo genere da dar ragione a chi se li pone.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Francesco Totti, ancora lui, come prima, più di prima. Dopo 25 anni dedicati alla causa giallorossa e alla soglia dei quarant’anni, il Capitano è ancora indispensabile. Questa Roma ha tanto bisogno di lui. Non soltanto per le giocate sopraffini e le reti decisive: serve la sua presenza. E’ la stella polare cui affidarsi. Basta che si alzi dalla panchina per un breve riscaldamento, e tutto si trasforma. E pensare che fino a pochi mesi fa doveva smettere, o almeno tanti ritenevano dovesse farlo. Il suo debutto stagionale è stato illuminante, in tutti i sensi. Dopo il grigio primo tempo giallorosso e il diluvio che ha allagato il prato dell’Olimpico, il Capitano ha acceso la luce, come solo lui sa fare. Infiammando i cuori dei tifosi e l’animo della squadra, Totti ha cambiato radicalmente la partita, e chissà, in parte, anche il campionato della Roma.Messi a nudo tutti i difetti tecnici e i limiti psicologici, dall’incredibile pomeriggio dell’Olimpico può ripartire la stagione giallorossa. Non solo con Totti, ma dalla caparbietà mostrata nella ripresa, dalla qualità dei tanti calciatori e da Dzeko. Sì, anche dall’attaccante bosniaco, che seppure tanto discusso, risulta decisivo.
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LA GAZZETTA DELLO SPORT (A. DE CALO)
Ci sono bandiere così gloriose, talmente legate alla loro parte, che almeno per una scheggia finiscono con l’appartenere a tutti. Francesco Totti, per dire. Tra un paio di settimane compirà quarant’anni, ma gioca come se ne avesse la metà, mettendoci il doppio di classe e qualità rispetto a quasi tutti i compagni e gli avversari.
Però c’è qualcosa che rende Totti diverso, non solo perché è uno dei più grandi giocatori italiani di sempre. Questa cosa è il gol, la magìa che tiene acceso il calcio. I gol fanno la differenza, ti permettono di vincere, di ricordare le partite in un modo differente. Roma-Samp di ieri all’Olimpico passerà alla storia della Serie A per essere uno dei più lunghi match di sempre – fra tuoni, lampi, grandine, allagamenti e interruzioni – neanche fosse ispirato da un racconto di Osvaldo Soriano, quello del rigore più lungo del mondo. Ma nell’emozione dei tifosi e nello stupore di tanta gente questo match sarà – per sempre – la partita che un vecchio fuoriclasse è riuscito a vincere praticamente da solo, a un amen dai quarant’anni. Totti è entrato sul campo quando il maltempo era passato – anche simbolicamente – e la Roma stava perdendo 2-1: ha cambiato l’inerzia del pomeriggio come una mano che volta pagina, servendo un assist imperiale per il gol di Dzeko e trasformando, infine, il rigore della vittoria sul filo del traguardo. Già in aprile, dopo una doppietta decisiva contro il Torino, Luciano Spalletti aveva riconosciuto che con Totti in campo si vede un’altra Roma. Erano i giorni di una primavera calda in cui i giallorossi – intesi come presidente e tecnico – non sapevano dove far sventolare una bandiera così preziosa e ingombrante. Un po’ di cose sono sedimentate, il Bernabeu gli ha tributato una standing ovation, c’è stato un rinnovo contrattuale, ma il problema del ricorso al capitano in veste di salvatore e il tema della sua “eternità” sono sempre attuali.
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IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Ci manca solo che si metta a camminare sull'acqua allo soglia dei quarant'anni. Cos'altro può fare capitan Totti oltre a entrare e risolvere, in un modo o nell'altro, una partita messa molto male? Da solo? No, certo, ma comunque contribuendo in maniera significativa a mettere in cassaforte tre punti pesanti: con piedi e testa. Perché e innegabile che con lui in campo la Roma ieri abbia giocato meglio, cosi come e ormai una certezza che la squadra senta il suo apporto anche morale. Il famoso leader in campo del quale ieri ha parlato Spalletti, spiegando come anzi non «ne basti uno solo». Vero, però intanto quello che c'è, meglio averlo che non...
Lui, il «capitano» lo ha fatto ancora, come in quelle "x" giornate della scorsa stagione che sembravano uscite dal libro Cuore e con le quali ha scritto altre pagine della storia romanista. Quest'anno e partito a testa bassa, ha fatto sempre il suo, si è allenato e ha aspettato il momento giusto che, puntuale, è arrivato... Ieri pomeriggio, dopo un tempo da dimenticare e un acquazzone modello sud est asiatico. Fiumi di retorica vetusta verranno di nuovo scritti sul tema «Totti si, Totti no», i buonisti disposti a rimetterlo in campo dal primo minuto in tutte le partite, gli altri pronti a farlo smettere del tutto già da subito. In mezzo quello che Spalletti (bisogna riconoscerglielo) ha finalmente capito: Totti c'e, è un «lusso» accessorio che può far più bella la Roma, ma che chiaramente va centellinato come un cognac d'autore. Anche se, a vedere la facilità con la quale ha mandato in porta Dzeko ieri pomeriggio, qualche pensiero un po' più «trasgressivo» è lecito farlo. Inevitabilmente.
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LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Prima ferma il tempo, poi lo cambia: con Francesco Totti siamo ormai al realismo magico. C’è il diluvio universale? Totti costruisce l’Arca, scaccia le nubi, impone l’arcobaleno e segna il rigore. Fuoriclasse e demiurgo, ora anche meteorologo, teologo e filosofo. Sì, l’uragano cesserà. Sì, c’è vita oltre la vita. Sì, l’immortalità esiste. E tutti amiamo pazzamente la sua eternità (il 27 settembre saranno 40 anni), i suoi palloni ciechi, il suo ritornare. Perché Totti ritorna: giovane, e sempre più indietro nel campo dove ormai agisce da quarterback. Pare un dio del football americano, navigando all’indietro tra le onde del campo per lanciare la palla al ricevitore ribaltando così l’azione di gioco, il destino della partita e l’umore dello stadio. Perché, prima e senza di lui, la Roma e l’Olimpico sono appena normali, opachi e quasi tristi; dopo, e con lui, una specie di profetica allegria contagia tutto, e quello che dev’essere sarà.
Avrà rinnovato il contratto prima di cena? Lo porteranno ai mondiali 2018? Sarà il fuoriquota azzurro alle Olimpiadi 2024? In questo momento, il Magico potrebbe persino fare con successo l’assessore al bilancio nella giunta Raggi, o forse vincere un Nobel. La sua eternità è già nella storia dello sport ma è anche, diciamolo sottovoce, il segno di una Roma che è rimasta proprio dove l’avevamo lasciata, appesa cioè ai miracoli del suo numero 10, all’invocazione rituale che si fa boato quando lui si alza per riscaldarsi, e passare da fermo quei palloni ciechi e poi vincerla, ‘sta benedetta partita, oltre il Tempo, il tempo (nel cielo) e il cronometro che già segna il minuto 93. Bellissimo. Ma è una bestemmia in chiesa dire che è anche un limite dover sempre aspettare le meraviglie di un quarantenne? Verrà il giorno in cui Roma dovrà capirlo e provvedere, prima della pioggia di fiori gialli alla morte di José Arcadio Buendìa.
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LEGGO (R. BUFFONI)
Totti non scherza quando dice di non capire perché dovrebbe smettere a fine stagione. Come dargli torto? La Roma non ha in rosa un giocatore in grado di fornire la sua qualità. Semmai l'incognita è: per quanti minuti a partita può riuscirci? Ma dopo averlo visto correre per 48 minuti contro la Sampdoria e segnare con disinvoltura al 93' il rigore, su un terreno appesantito dal nubifragio abbattutosi sulla Capitale, cresce e di molto il sospetto che Totti possa dare ancora molto alla causa giallorossa.
Ceduto Pjanic alla Juventus, il club non è riuscito sul mercato a reperire un sostituto in grado di ristabilire la cifra tecnica persa. Gerson è ancora un ragazzo alle prese con un processo di ambientamento non si sa quanto lungo e Perotti (per vari contrattempi fisici) ha una condizione ancora approssimativa, che non gli permette di esprimersi con continuità. Così dal cilindro Spalletti ha estratto ancora una volta Totti, confessando il rammarico di non averlo potuto schierare anche contro Porto e Cagliari. Spalletti dice che ne servirebbero altri 5 di Totti, ma gliene basterebbe anche solo un altro. In difesa.
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IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
Per fortuna Totti c'è. C'è sempre, basta dargli un pallone, il pallone dell'ultimo secondo, il pallone della vittoria. Pioggia e sole, la Roma reagisce, con il suo capitano e campione, alla noia del proprio gioco, alle patumie tattiche di Spalletti, a un quadro generale analogo a quello della città, la Roma caldo è un movimento senza stelle, semmai con una sola, vera. Totti non ha età, i suoi piedi e il suo fosforo sono intatti, non hanno bisogno di schizzi alla lavagna, agiscono di intuito, di genio. La vittoria giallorossa di ieri, dopo due ore e tre quarti di attesa, potrebbe essere premonizione di congiunture felici. A Roma si può discutere la Raggi ma Francesco, nel senso di Totti non di Bergoglio, no, mai, è eterno, con o senza aiutino, ieri presente. Il calcio è questo, non altro, anche se continuano a spiegarcelo in modo diverso.