Real-Roma è una partita piena di storie, riporta il quotidiano. La prima storia è quella di Diego Perotti, partito dal «bullismo» in Argentina, nelle giovanili del Boca Juniors, dove dice di non aver lasciato nemmeno un amico. Poi è passato allo stalking degli ultrà del Siviglia, che lo tempestavano di telefonate minatorie perché era sempre infortunato e aveva avuto il coraggio di affrontare faccia a faccia uno di loro. Lo fischiavano anche quando segnava un gol. Problemi lasciati alle spalle. Prima la rinascita nel Genoa di Gasperini, ora la consacrazione nella Roma. In 6 gare di campionato ha segnato 2 gol e servito 5 assist. «Impossibile battere il Real? No, diciamo difficilissimo. Aver vinto 7 partite su 7, giocando bene, è un punto di riferimento. Nel calcio può succedere tutto».
La seconda storia è quella di Francesco Totti, che stasera potrebbe vedere la Champions per l’ultima volta da calciatore. Nelle prossime settimane il capitano deciderà se dare retta ai dirigenti della Roma, che lo vogliono dietro una scrivania, o ascoltare il cuore e giocare una stagione ancora.
La terza storia è quella di Miralem Pjanic, che da ragazzino, con la maglia dell’Olympique Lione, eliminò il Real dalla Champions. Andata 1-0 per i francesi e ritorno il 10 marzo 2010. Al 75’ — sull’1-0 per le Merengues, con gol di Cristiano Ronaldo — il talento bosniaco segnò il gol decisivo, con un inserimento in area dai tempi perfetti. In questa stagione Pjanic è già a quota 11 (9 in campionato e 2 in Champions), non meraviglia che, a partire dal Chelsea, ci sia la fila per portarlo via da Roma. Toccherà al presidente Pallotta, se vorrà, resistere.
La quarta storia è quella di Edin Dzeko, che con Spalletti ha trovato poco spazio. Anche lui ha segnato al Bernabeu: 18 settembre 2012, fase a gironi, entrando dalla panchina del Manchester City. Finì 3-2 per il Real. Stasera, parola di Spalletti, «sarà una partita più da vero che da falso nueve» e perciò le azioni di Dzeko sono in risalita. Come dice il tecnico: «Non dobbiamo pensare ai tre gol da fare, altrimenti diventa tutto più difficile. Bisogna segnarne uno, per ribaltare la partita dentro la testa nostra e del Real. Un gol e può cambiare tutto».
(corsera)