La scintillante metamorfosi del nuovo Gervais

26/10/2015 alle 12:45.
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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Quante gliene abbiamo dette, non solo a lui ma anche al suo allenatore, reo di mandarlo in campo sempre e comunque? Un’infinità. Ad un certo momento, le critiche a Gervinho e a , il suo pigmalione, erano diventate un appuntamento fisso. Non certo perché uno, tifoso o cronista, aveva voglia di mollare ceffoni tanto per farlo, ma semplicemente perché l’ivoriano era impresentabile e il tecnico francese sbagliava mille volte a impiegarlo, costringendo in panchina altri giocatori più in forma e magari più funzionali alla squadra. Gervinho figlioccio di Rudi è stata l’etichetta meno ingombrante, e pesante, per il duo ex Lille. Nulla di personale, oltre che nulla di esagerato, nei confronti di entrambi. Alzi la mano, del resto, chi nelle ultime giornate del passato campionato e nelle prime di quello attuale, non abbia - anche una sola volta - mandato al diavolo il numero 27, lento, molliccio e scostante in mezzo al campo, e chi lo faceva giocare. Irriconoscibile, Gervinho, rispetto allo spumeggiante, imprendibile attaccante dei primi mesi in giallorosso. Un giocatore rimasto alla Roma per motivi che ancora oggi non sono del tutto chiari, con il ds che l’aveva ceduto senza pensarci più di tanto quando il calciomercato doveva ancora cominciare.

LA SVOLTA - Quel Gervinho lì, quello che era impossibile non criticare, rimpiangendo addirittura la sua mancata partenza e la goffa testardaggine di , oggi non esiste più. Per uno di quei miracoli sportivi che nessuno sa spiegare, l’ivoriano è diventato uno dei potenti punti di forza della Roma capolista. E non soltanto per i gol che ha (ri)preso a segnare: il nuovo (vecchio?) Gervinho è un giocatore da lodare anche per il contributo che, a suo modo, garantisce alla squadra in fase di non possesso. Corse e rincorse a non finire, sulla fascia. E, appena possibile, la puntata rapida verso il avversario. Come accaduto ieri al Franchi quando, ricevuta palla da , è volato verso Tatarusanu facendo trattenere il fiato sia ai tifosi viola che a quelli giallorossi prima di firmare la seconda rete della capolista, il suo gol numero 4 in campionato, quinto stagionale con quello confezionato in a Borisov. E un giocatore così non si può assolutamente criticare, o no? A conferma che gli applausi o i fischi dipendono sempre e soltanto dal comportamento del protagonista.