Alessandro Florenzi da Vitinia è un fuoriclasse mai visto prima al mondo

16/10/2015 alle 16:16.
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DAGOSPIA.COM (G. DOTTO) - Fenomenologia di un fuoriclasse incomprensibile e mai visto prima al mondo. Alessandro da Vitinia, collezionista di bombe funebri, imprese da youtube, scampato a una vita da barista nell’azienda di famiglia. Ha un muso incomprensibile da cartoon, tra la nutria e gianburrasca. Gioca il calcio dei santi e vola come i santi.

Dice tutto, soprattutto quello che non pensa. Combinazione unica di follia e umiltà. L’abbiamo visto da giallorosso: rovesciare acrobatico in area come il miglior Rooney (all’Olimpico con il , nel mucchio selvaggio riconoscibili e ), materializzarsi dal nulla come Paolo Rossi, fare gol, indi precipitarsi in tribuna a sbaciucchiare la nonna a pois (all’Olimpico con il Cagliari), scaricare un da sniper, improvviso come la morte, mirino elettronico incorporato, da quasi trenta metri alla Snejider che fa rima con sniper (all’Olimpico con il Verona), infilarsi come un cobra dall’out e sganciare la folgore velenosa alla , là dove i ragni si credono al sicuro (a Modena con il Sassuolo), farsi tutto il campo selvaggio e mollare la pezza nel sette come il più invasato Gareth Bale (sempre all’Olimpico con il ), scappargli dal piede una delirante palombella da cinquanta metri come Maradona o Recoba, fate voi, spaventando il mondo e strozzando in gola l’”incredibile” da canone picciniano (all’Olimpico con il ).

Amazing. L’abbiamo visto segnare di testa, di rigore e di punizione, di e di sinistro. Da fuori e da dentro, da destra e da sinistra. Di potenza alla Ibra (contro il Parma) e di rasoio alla Di Maria (a San Siro contro l’Inter). Da bomber e da bombarolo, da ala e da terzino, ma anche da centravanti alla Pippo Inzaghi (a Palermo). Da distanze siderali e sotto misura, sabato sera in maglia azzurra, un gol alla Moeller.

L’abbiamo visto imperversare sulla fascia come Francesco Rocca e crossare di velluto come David Beckham. Mai possibile che uno stesso calciatore, dal torace nemmeno largo e le gambette da misirizzi, racchiuda tanti calciatori? L’impressionante sabato azzurro di ha mostrato tutto il suo calcio enciclopedico in una sintesi perfetta che ha costretto persino Lotito in tribuna a sbellicarsi di mano.

Tecnica, corsa, resistenza, tiro, personalità, la follia che lo benedice e lo rende unico. Bisogna difendere il fenomeno dalla sua difficoltà a percepirsi come tale. Il suo genio lo eccede. Capita ai sublimi, quando l’atto li precede. Fin troppo disponibile a giocare anche terzino per amor di maglia. Uno spreco, ora che, da sabato sera, è definitivamente chiaro che lui diventa letale dalla metà campo in su, quando sente l’odore del sangue. Troppo a lungo incastrato nell’equivoco dell’eclettismo, il giovane Flore ha mostrato che il suo unico handicap è il saper giocare troppo bene ovunque. Resti se stesso, ma sappia d’essere quello che è, e si fidi solo del suo furore. Roma e lo amano perdutamente. ha imparato ad amarlo.

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