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Roma, il piano B per la Champions

05/05/2015 alle 13:30.
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IL MESSAGGERO (U. TRANI) - ha avuto coraggio. Suonerà anche strano: per riprendersi il secondo posto, ha fatto il classico passo indietro. Non è andato all’attacco, ma si è difeso. Per vincere ha mostrato l’altra faccia della Roma. Lo ha fatto due volte di fila: 6 punti (5 gol fatti, 0 subiti) e controsorpasso. Francese sì e quindi presuntuoso. Non autolesionista, però. Di qui l’atteggiamento umile e operaio, non più spavaldo. Certificato dal sistema di gioco: il 4-1-4-1 nel secondo tempo con il Sassuolo e il 4-4-2 nella ripresa contro il . Per ritrovare, oltre all’equilibrio, la solidità. E mettere in cassaforte, una volta in vantaggio, il risultato. Facile a dirsi, non a farsi. Complimenti doppi: restaurazione e realismo.

PRIMA MOSSA Anche se Rudi ha pensato subito di proteggere meglio (sono diventati 17 i match chiusi senza prendere reti), ha cambiato soprattutto davanti. Nelle ultime 2 gare sono rimasti fuori e , interpreti che preferiscono avere la palla addosso e non riceverla in profondità. Si è affidato ai suoi contropiedisti Gervinho, e Doumbia: in corsa, a . Il raccolto dei quattro, fino alla gara di mercoledì a Reggio Emilia, era deprimente: 3 reti incampionato. Gervinho, 2 gol, è a digiuno dal 30 novembre (nel 2015 ha fatto centro in Coppa d’Africa e in Europa League) e , 1 rete, dal 5 ottobre (nel nuovo anno ha festeggiato solo in Coppa Italia). e , invece, sono i migliori realizzatori: 6 gol il primo (ultimo attaccante ad aver firmato una doppietta) e 8 l’altro. ha dato la priorità alla corsa, rinunciando alla qualità. E l’azzardo ha pagato: chapeau.

SECONDA MOSSA Rudi, per la prima volta in questa stagione (l’anno scorso in per due), ha confermato la formazione della partita precedente. Ma, più che puntare sugli interpreti, ha deciso di modificare il sistema di gioco durante la gara. Anche in questo caso ha valutato bene la condizione generale della squadra e si è comportato di conseguenza. E’ vero che , con l’accelerazione all’ultimo respiro contro il , ha dimostrato di essere fisicamente al top. Ma gran parte dei suoi compagni reggono mezza partita o forse poco più. Serve il turn over mirato, cioè durante la partita, e l’organizzazione ragionata, a seconda delle caratteristiche dei giocatori utilizzati. La prova generale a Reggio Emilia: avanti di 2 gol nel primo tempo, ecco il passaggio, dopo l’intervallo, dal al 4-1-4-1, con regista e con Gervinho e sui lati. E il finale con il 4-4-2. Occhio ai cambi, simili nelle due gare: il primo a uscire è sempre stato l’apripista Doumbia. Contro il Sassuolo il centravanti ha lasciato il posto a Yanga Mbiwa. Per alzare da esterno di centrocampo e Gervinho da prima punta. A seguire dentro per , con usato sulla fascia. In chiusura fuori e dentro , da usare accanto a Gervinho. Domenica all’Olimpico il bis, nella ripresa. Per difendere la rete di Doumbia che si è arreso dopo un’ora. Il primo a entrare, due giorni fa, è stato l’ultimo di Reggio emilia: . Nel 4-4-2 è toccato a allargarsi a sinistra (in fase offensiva ha recitato da trequartista), con abbassato a destra.

TERZA MOSSA La Roma, come spesso gli è accaduto da dicembre a oggi, non riesce a essere brillante per tutta la gara. Senza ritmo, diventa vulnerabile. , contro il (sicuramente più attrezzato del Sassuolo), ha deciso di mettere due difensori in più: Yanga Mbiwa per , con spostato sulla linea dei centrocampisti (a sinistra e, in seguito, a destra), e Holebas per . In campo, prima di realizzare il 2 a 0, davanti al addirittura 3 stopper, cioè , Astori e Yanga Mbiwa; 3 terzini , Holebas e , più a coprire la linea arretrata. In attacco sempre le due frecce e Gervinho, come negli ultimi minuti a Reggio Emilia. Non fa niente che i due siano nel loro momento peggiore. Servono per ripartire. Non a caso la Roma ha lasciato, per tutto il match, la superiorità nel possesso palla al . Difesa e contropiede da tre punti. Rudi è partito quest’anno con il 4-4-2 solo all’Allianz Arenza: il 5 novembre, nella seconda gara contro il Bayern Monaco, l’obiettivo fu limitare i danni (finì 2 a 0 per i campioni di Germania), riconoscendo lo spessore della superpotenza di Guardiola dopo il 7 a 1 dell’Olimpico. Cinque mesi dopo, il tecnico giallorosso ha capito che andare direttamente in bisogna guardare al risultato più che alla prestazione. Con il piano B, meno spettacolare e più efficace. Per la cronaca: e , a Monaco, rimasero in panchina. Come mercoledì a Reggio Emilia e domenica all’Olimpico.

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