CORSERA (B. TUCCI) - A differenza dei cugini, i tifosi della Lazio vanno allo stadio Olimpico e si divertono. Assistono ad uno spettacolo esaltante: una squadra che non ha la minima smagliatura e che «asfalta» la Fiorentina. Adesso, la Champions è una realtà. I biancazzurri hanno agganciato il Napoli al terzo posto e sono a soli quattro punti dalla Roma. Tanti? Assolutamente no, se si pensa alla crisi di gioco che stanno attraversando i giallorossi. Ed insieme con loro pure gli azzurri partenopei non se la passano bene: un continuo alternarsi di risultati che manda su tutte le furie il pubblico partenopeo. Francamente, a questo punto, se c’è una squadra che può aspirare alla «medaglia d’argento» (la Juve ha undici lunghezze di vantaggio sulla Roma), beh, questa è davvero la Lazio. Per il suo stato di forma e per la coralità della manovra dettata da un maestro che si chiama Pioli.
Il presidente giallorosso James Pallotta, che è un simpatico uomo d’affari, continua a difendere Garcia e non si stanca di ripetere che anche il prossimo anno il mister franco-spagnolo siederà sulla panchina della Roma. Tuttavia il gioco della squadra è imbarazzante. Non ha un’idea che è una. E tutto questo da chi dipende se non dal manovratore? Non solo, ma anche quei campioni che una volta non si discutevano sono diventati irriconoscibili. Gervinho, Pjanic, De Rossi, in parte lo stesso Totti dove sono finiti? Si può fidare, presidente, di un allenatore che ha portato la Roma a questi livelli? E si può inoltre fidare di un direttore sportivo che in gennaio ha fatto atterrare a Trigoria oggetti misteriosi come Doumbia, pagandolo oltre 14 milioni di euro, rinunciando così a quel Salah che a Firenze sta mandando in visibilio i tifosi viola? Per non parlare di Ibarbo, di Spolli e delle tantissime altre promesse che sono rimaste tali. Adesso c’è solo da sperare che strada facendo non si perdano il secondo, il terzo ed il quarto posto...