Sfida infinita: quando Nakata cambiò la storia

05/10/2014 alle 12:59.
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-Roma dell’era moderna comincia in un pomeriggio di maggio del 1981, quando ci si sta giocando lo Scudetto. Giallorossi costretti a vincere, il pareggio invece premia la : finisce 0-0 ma la rete di Ramon Turone, che la rudimentale moviola dell’epoca dimostra essere buona, farà discutere per sempre. Quell'errore della terna diretta da Paolo Bergamo rimarrà alla storia, trasformandosi in un’icona della rivalità. Se tra le dirigenze non sempre ci sono stati attriti, vedi anche la situazione attuale, tra tifosi, amicizia non c’è e non ci sarà mai: fiero di dominare lo juventino, fiero di esistere il romanista. La Roma, tradizionalmente sfavorita nel testa a testa, è riuscita a togliersi qualche soddisfazione: lo scudetto 1982/83, ideale rivincita del caso Turone, ne è l’esempio più limpido. Ma le polemiche hanno spesso superato la logica dei risultati o dei rapporti di forza, spostando l’attenzione su un fattore esterno: l’arbitro. Il più delle volte è successo alla Roma di lamentarsi, in particolare negli Anni Novanta: dal guardalinee Manfredini che scheggiò una rimessa laterale di Aldair facilitando un gol di Ravanelli al rigore non concesso a Gautieri per un evidente fallo di Deschamps nel periodo della battaglia zemaniana contro il doping. La rabbia è stata anche juventina però. E ha toccato i vertici nel 2001, appena prima della sfida del Delle Alpi, quando la cosiddetta sentenza Manzella della Corte Federale aprì le porte agli extracomunitari. Il risultato fu che il giapponese Nakata, destinato alla tribuna, uscì dalla panchina, segnò l’1-2 e procurò il 2-2 di Montella, che sarebbe stato poi decisivo per lo scudetto della Roma. Più di recente, dal «quattro... a casa» di a Tudor al 14-1 complessivo rifilato dalla ai rivali nelle quattro esibizioni nel nuovo stadio, si è fortunatamente parlato di calcio e basta.

(corsport)