LA REPUBBLICA - All'Aia fiorentina, l’associazione degli arbitri locali, di quei due ragazzi si ricordano bene. Negli anni Novanta Matteo Renzi e Gianluca Rocchi erano aspiranti fischietti, separati da soli due anni di età e dalla diversa predisposizione al ruolo: non a caso fu solo il più anziano a fare carriera, mentre il più giovane si buttò in politica. Ma ieri l’antica amicizia col presidente del consiglio – con lui si ritrovava spesso al bar a discutere di pallone e in particolare di Fiorentina e Juventus, raccontano i testimoni dell’epoca - non ha potuto confortare il reprobo della domenica calcistica.
Protetto dal cordone sanitario degli amici e della famiglia, che depistavano giornalisti e potenziali provocatori, il quarantunenne Rocchi votato al mutismo dalle regole non ha cambiato le sue abitudini. Dalla casa tra Soffiano e Scandicci è sceso di mattina fino all’edicola del suo scontento. La lettura dei giornali non lo ha aiutato a ritrovare il buon umore, che secondo gli intimi aveva già perso ripercorrendo i fatti salienti della partita incriminata. Il tormento personale nascerebbe da un solo episodio: il rigore fischiato a Pjanic per l’intervento su Pogba. Per il resto le questioni di centimetri chiamano in causa il mancato aiuto degli assistenti Faverani e Banti, sia sul fallo di mano di Maicon sia sulla posizione di Vidal nel 3-2 di Bonucci. Nel calcio, però, non vige mai l’assoluzione per gli arbitri e il giorno dopo del fiorentino più discusso della domenica non è stato tranquillo nemmeno nella sua città.
A Coverciano, a pochi chilometri di distanza dall’insonne fischietto, il ct Conte gli è venuto in soccorso, vietando agli azzurri qualunque commento sulle vicende di Juventus-Roma e astenendosene per primo. «Io devo essere un elemento di unione, non di divisione. E la Nazionale deve fare dimenticare gli screzi del campionato per uno scopo superiore. Rappresentiamo il paese». Invece a Soffiano nessuno ha fatto finta di niente, di fronte ai titoli dei giornali e alle immagini dei calciatori che assediavano sul campo Rocchi. Così, accanto al bar dove lui fa colazione ogni mattina prima di raggiungere la ditta di lampadari di proprietà del padre a Lastra a Signa, l’assoluzione gliel’ha infine impartita il titolare del Viola Point, dove la moglie compra gadget della Fiorentina ai figli tifosissimi: «Sì, dicono che Gianluca l’è gobbo. Ma per noi è solamente un amico».