La perizia riscrive la storia dell'omicidio Ciro Esposito

11/09/2014 alle 11:05.
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IL FATTO QUOTIDIANO (R. DI GIOVACCHINO) - Era già a terra in un lago di sangue, con quattro coltellate all’addome, Daniele , quando ha sparato il colpo mortale che ha ucciso Ciro Esposito dopo 50 giorni di agonia. La svolta nelle indagini arriva dalla perizia balistica dei carabinieri del Racis a quattro mesi da quella mezz’ora di follia tra spari, spranghe e coltelli che hanno insanguinato la partita tra e il 3 maggio scorso. Un passaggio di questa perizia capovolge le ricostruzioni finora circolate e getta un fascio di luce sulle responsabilità incrociate dei tifosi napoletani e del presidio di teppisti romani capeggiato da “Gastone”, tuttora ricoverato nel reparto sicurezza dell’ospedale di Belcolle per le gravi ferite riportate: “Si ritiene che , sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma e abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani”.

TRE RIGHE che rappresentano una prima verità su quanto accaduto quel giorno a cento metri dallo Stadio Olimpico, prima della finale della Coppa dei Campioni, ma destinata a ridefinire i ruoli di vittime e carnefici. “Non ci sono eroi in questa storia”, è l’amaro commento raccolto a piazzale Clodio su questa ricostruzione che conferma la pista imboccata dalla procura di Roma e dalla mobile di Renato Cortese, che aveva portato all’arresto per rissa aggravata non soltanto di Daniele , ma dello stesso Ciro Esposito, del cugino Alfonso e di un loro amico, Gennaro Fioretti. Una verità che i tifosi napoletani negano e che comprensibilmente la famiglia Esposito, chiamata a pagare il prezzo più alto, respinge affermando che l’ultrà è stato ferito soltanto dopo che aveva sparato e ferito a morte Ciro. Ma i risultati dalla “scientifica” dei carabinieri lo smentiscono nella perizia depositata all’uffi - cio del gip Giacomo Ebner in vista dell’incidente probatorio fissato per il 24 settembre.

Dall’analisi dello stub compiuto su tutti i reperti sono state rinvenute tracce “univoche e compatibili con la polvere da sparo”. Non soltanto sui guanti di Gastone, anche sul cappellino rosso che Ciro indossava quel giorno e su indumenti degli altri due, in seguito arrestati e feriti di striscio dai proiettili, il che dimostrerebbe che i colpi sono stati esplosi a distanza estremamente ravvicinata, proprio durante la colluttazione tra , i due Esposito e Fioretti. Sul fatto che a sparare sia stato , non ci sarebbero dubbi: i colpi sono stati sparati da un’unica pistola ed è ormai certo che sia quella trovata dietro una siepe dalla regista Donatella Baglivo. L’ultrà ha dunque sparato, sostiene il Racis, quando era ormai a terra, per timore di essere ucciso: oltre alle coltellate l’ex ultras ha riportato varie fratture, la più grave a una gamba che deve essere ancora operata. La dinamica dell’aggressione, dalle testimonianze, è la seguente: gli ultras romani avrebbero circondato il pullman dei napoletani colpendolo con petardi e spranghe. Subito dopo Ciro e gli amici sarebbero scesi dal pullman mettendoli in fuga. A restare indietro, per via della mole, e anche di una gamba claudicante, sarebbe rimasto solo , che prima di essere aggredito aveva tentato di chiudersi alle spalle il cancello del Ciak Village, dove è anche la sua abitazione, senza riuscirci. Dopo essere stato circondato e ferito avrebbe estratto la pistola e sparato, spalleggiato da altri quattro ultrà, anche loro accusati di omicidio volontario.

GLI ATTI, oltre seicento pagine, ricostruiscono la fase culminante della sparatoria: “ cade a terra, viene aggredito e inizia a perdere abbondantemente sangue. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei. Dopo avvengono gli spari in rapida successione”. Inevitabile la reazione degli avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso, che assistono Gastone: “I risultati del Racis vanno in direzione opposta a quanto finora riportato dai media, l’aggressione non si è limitata al pestaggio, ci sono anche le coltellate , a tutti gli effetti siamo di fronte a un tentativo di omicidio”. Legittima difesa? Gastone è vivo, sia pure in un letto di ospedale, Ciro invece è morto. Gli avvocati di negano persino che sia stato lui a sparare, essendo ormai a terra, circondato e impossibilitato a muoversi: “I guanti di cui si è tanto parlato e scritto, non sarebbero stati indossati da al momento dei fatti e sono stati investiti da particelle di polvere da sparo come tutti gli altri reperti presenti. Il quadro indiziario è tutto da chiarire”. L’unica certezza, non ci sono eroi in questa storia.