Serie A, il torneo della noia. Venti squadre sono troppe

14/05/2014 alle 11:53.
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CORSERA (F. MONTI) - Venti squadre in campionato sono troppe ed è venuto il tempo di tornare a 18. L’allargamento, nato nel 2004- 2005, nella stagione successiva a quella del caso Catania, era destinato a rappresentare una parentesi temporale, e come tale di breve durata. Invece va avanti da dieci anni. Sulla necessità di ridurre il numero delle squadre sono tutti d’accordo: giocatori, allenatori, dirigenti, a cominciare dall’a.d. campione d’Italia, Beppe Marotta. Persino il presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi, si è espresso in questo senso due settimane fa, riconoscendo che la difesa dei posti di lavoro è importante, ma è più importante la consistenza tecnica del torneo e la solidità economica delle società. Eppure non si fa niente, con la Lega preoccupata soltanto di vendere i diritti tv del campionato a 20 squadre fino al 2018. Il fallimento del torneo con 38 giornate è nei fatti e nel programma di domenica prossima: dieci partite, per un unico verdetto, legato all’ultimo posto buono per partecipare ai preliminari di Europa League. Il che significa che sei partite su dieci sono amichevoli.

Contano solo -Torino, Milan-Sassuolo, -Verona e Parma- Livorno. Per il resto, tutto è già definito: le prime cinque e le ultime tre posizioni. In Inghilterra il titolo è stato assegnato all’ultima giornata (Manchester , con due punti sul Liverpool); in Spagna, sabato si chiude con -Atletico Madrid, la seconda contro la prima, una specie di playoff per conoscere il vincitore della Liga. Anche in questi due casi il campionato è a venti squadre, ma si tratta di realtà non paragonabili a quelle italiane. Il problema non è la , che ha dimostrato di essere così forte da stravincere il campionato.

L’anomalia è che fra la Roma, seconda con 85 punti, quota altissima e il Livorno, ultimo, ballano 60 punti. Una volta il traguardo dei 40 punti veniva considerato garanzia di salvezza. Quest’anno al Chievo, quartultimo, ne sono bastati 33 per evitare la retrocessione. Nel 2004- 2005, il era retrocesso (dopo spareggio con il Parma), avendo raccolto 42 punti. Trentotto giornate di campionato sono un format che garantisce un numero eccessivo di partite inutili, con squadre, già salve e lontano dall’Europa, che viaggiano con motivazione a corrente alternata. Le rose vengono gonfiate a dismisura, con tesseramento di stranieri dalle qualità spesso misteriose; il monte-ingaggi sale; la cifra globale derivante dalla vendita dei diritti tv potrebbe essere divisa in 18 parti e non in 20.

Non solo, ma al momento l’attività della nazionale viene soffocata. Scendere a 18 squadre significherebbe liberare quattro giornate, cancellando tre turni infrasettimanali ed evitando che Prandelli debba trattare per tre mesi con i club l’organizzazione di uno stage, con l’impegno di allenamenti senza il pallone. L’aspetto inquietante è che sono tutti discorsi che vengono ripetuti da anni, senza che la Lega di Milano avverta la necessità di muoversi con tempestività per una riforma che non è più differibile. La storia dice che l’Italia dominava nelle coppe europee quando la serie A era a 18 squadre e le retrocessioni erano quattro. Un caso o un segnale?