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Conte, la Juve e i «provinciali»

03/05/2014 alle 10:32.
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IL TEMPO (A. AUSTINI) - Quando vince non ride. Anzi, si lamenta. Figuriamoci se perde. , sempre lui, quello che dà lezioni di etica alla Roma e a «perché fanno chiacchiere da bar e alimentano la cultura del sospetto», ha mostrato il suo lato peggiore dopo l’ennesima delusione europea. Il lato del «piangina», come si divertono a chiamarli al Nord. O, se preferite, del «provinciale» per usare le sue stesse parole.

Non era la , ma una finale da giocare in casa contro il Siviglia rappresentava l’occasione giusta per smentire il teorema della Signora capace di dominare soltanto in Italia. Con ogni mezzo. E invece è passato il Benfica ridotto in 10 uomini, poi in 9. Una squadra che paga lo stipendio più alto, circa 1 milione e mezzo di euro, al capitano Luisao contro il monte ingaggi da oltre 100 milioni del club di Agnelli.

Colpa della , incapace di segnare un gol? Macché, dell’arbitro. «Ha permesso ai portoghesi - l’accusa del tecnico - di fare ostruzionismo dall’inizio alla fine. Si è giocato appena 49 minuti effettivi. E ci manca un rigore sacrosanto dopo quello dell’andata su Chiellini. Evidentemente le loro lamentele preventive sono servite, forse dovevamo piangere anche noi».

Farlo prima o dopo cambia poco. È sempre una questione di cultura sportiva. O no? Ma è un allenatore sull’orlo di una crisi di nervi nonostante sia prossimo a festeggiare (forse già domani) il terzo scudetto su tre campionati alla guida dei bianconeri. Al popolo bianconero (e alla proprietà) non basta, perché una squadra costruita per vincere tutto è uscita dalla in un girone con Galatasaray e Copenaghen e si è fermata ai quarti di Coppa Italia. Vincere solo il tricolore è un po’ «provinciale» e il flop in Europa League brucia tantissimo. «Ci sentiamo presi in giro - aggiunge - e anche l'Uefa deve rispettarci di più, mandandoci arbitri all'altezza».

Il nervosismo del condottiero ha contagiato la squadra. Vucinic si è scagliato dalla panchina contro l’ex compagno romanista Artur e si è fatto espellere insieme al serbo Markovic intervenuto per placare gli animi. Almeno Marotta ha avuto il buon gusto di non aggiungere altro. Forse lui ricordava cosa aveva detto a proposito della querelle a distanza con . «Posso garantirvi che quando la Roma vincerà, noi saremo i primi ad applaudire».

Con il Benfica non è successo. Ci rimette tutto il calcio italiano: all’inizio della prossima stagione si ritroverà al quinto posto del ranking Uefa, scavalcato proprio dai portoghesi. Ma per ora i posti in ed Europa League non sono a rischio. Aspettando di vedere quanto sobria sarà la festa scudetto, in casa ora scatta inevitabilmente più di una riflessione sul futuro. A partire da . C’è bisogno di un rinnovamento per consentire al «martello» leccese di tirar fuori nuovi stimoli dai giocatori: quelli di oggi li ha tartassati abbastanza. È lui il primo a chiedere rinforzi, ma i suoi desideri si scontrano con la strategia oculata del club. La proprietà ha scelto la via dell’autofinanziamento e sembra orientata a cedere Pogba, anche se nel frattempo sta cercando di «coprirlo» con un nuovo contratto. Passi per l’imminente firma di Pirlo fino al 2016, servono innesti in tutti i reparti per affrontare l’unica, vera sfida dell’anno prossimo: giocarsela in .

Senza un mercato di livello, - che ha un altro anno di contratto - potrebbe farsi da parte e cercare un’avventura all’estero. Dove, a dire il vero, non c’è la fila per lui.

E la Roma? Inutile negarlo: se la ride sotto i baffi. «Non ci sentiamo inferiori alla , e siamo pronti per dire la nostra anche in » il messaggio di . La voglia di rivincita sarà ancora l’arma dell’anno prossimo. E pazienza se è un atteggiamento da «provinciali».

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