GASPORT (C. ZUCCHELLI) - «E avete ancora visto poco... ».Ha risposto così Rudi Garcia, domenica notte, a chi si complimentava con lui per aver chiesto (o preteso?) che la Roma acquistasse dallArsenal il suo pupillo Gervinho. Li
Bye bye Usciva poco in Inghilterra, Gervinho, e giocava ancora meno (a proposito, ieri ha chiarito su twitter: «LArsenal sarà sempre nel mio cuore e non ho mai detto che oggi spero in una vittoria del Napoli»). Il rapporto col suo allenatore, Wenger, era però ai minimi termini, quello coi tifosi dei Gunners inesistente. «Non lo rimpiango ha ribadito il manager dei Gunnersnonostante abbia grandi qualità. Ma deve sentire la fiducia intorno a sé altrimenti non riesce ad esprimere il suo talento». Wenger ne aveva poca, Garcia, al contrario, si fida a occhi chiusi. E Gervinho ricambia, non a caso quando a giugno il tecnico lo ha chiamato lui, vicino allaccordo con un club francese, ha bloccato tutto: «Aspetto Rudi e la Roma», è stato il monito perentorio ai suoi agenti. I quali, spiazzati da tanta fermezza, non hanno potuto far altro che assecondarne la volontà. Lobiettivo non era più soltanto salutare Wenger, era riprendersi «la voglia di giocare a calcio».
Cecchino e festa E per farlo non cera persona migliore di Garcia. Per lui Gervinho fa tutto: corre, pressa, riparte senza lasciarsi abbattere dagli errori, si sottopone a lunghe sedute di tiri in porta e tecnica individuale e i risultati si vedono visto che la porta avversaria non è più un miraggio. La doppietta di domenica, oltre a far impazzire i romanisti, ha inorgoglito la comunità ivoriana di Roma, che si coccola il suo campione e lo definisce «il nostro faro». Sekou Diabate, da 20 anni considerato come un ambasciatore della musica e della cultura africana in Italia, ha confermato: «Per noi è un simbolo, un esempio da seguire». E presto, a conferma di questo, Gervinho potrebbe essere invitato a una serata di musica e balli con la comunità. Lui sembra propenso ad accettare, ma prima di fare tardi dovrà chiedere il permesso a Garcia. Vietato deludere, infatti, luomo che in due mesi gli ha ridato il sorriso.