IL ROMANISTA (L. PELOSI) - Se qualcuno ha ancora dei dubbi su chi comanda nella Roma e su quali sono gli obiettivi e i programmi della società, da ieri ne avrà un po meno. Per quelli che magari davvero pensano che il presidente della Roma qualche giorno fa a Boston abbia parlato di «vincere tra 20 anni», non ci sono molte
Normale, a questo punto, aspettarsi una domanda sulla vicenda dello sceicco Al Qaddumi: «Non voglio entrare nei dettagli: abbiamo fatto tutti i controlli che potevamo fare, è stato firmato un accordo preliminare, se poi lui non lha rispettato non fa niente. Il giorno che la storia non è andata a buon fine, io già guardavo avanti. Infatti abbiamo annunciato accordi importanti, come quello con Nike». Altra questione che preme a tutti, lo stadio: «Abbiamo annunciato che vogliamo costruirlo, abbiamo trovato un grande socio e larea adatta. Tutto quello che potevamo fare fino a qui labbiamo fatto, il nostro piano non è cambiato. Sta andando avanti come abbiamo detto. Il mio impegno, sia finanziario che sotto altri punti di vista, sta aumentando: controllate il mio conto in banca, lì cè meno che a Roma».
Molti vorrebbero sapere anche quanto spenderà la Roma nel prossimo calciomercato. Domanda a cui non risponderebbe nessuno, non cè alcuna società al mondo che rende pubblico il budget stanziato per il mercato, non fossaltro perché così facendo i primi che verrebbero a saperlo sarebbero gli altri club. E sarebbe il modo migliore per farsi prendere per il collo. «Non credo sia una questione di soldi - risponde Pallotta - Walter e Franco hanno fatto un lavoro fantastico, quando hai 14 giocatori nuovi ci vuole tempo. Non è una questione di spendere più soldi, conta spenderli intelligentemente. Walter lha fatto nellultimo mercato. Noi spendiamo molto, si tratta di spenderli intelligentemente». «Mi chiedete quando saremo competitivi ma poi mi accusate di pensare troppo al futuro» risponde, giustamente, Pallotta quando gli si parla di scudetto. «Il primo obiettivo è essere competitivi e giocare in Champions e ci siamo vicini. Essere i numeri uno un anno e poi lanno successivo sesti o settimi, non è il modo sostenibile per fare una grande squadra. Noi stiamo lavorando per costruire una Roma che stia stabilmente tra le prime. Quando guardi alla Serie A da fuori, pensi alla Juventus: il nostro obiettivo è dire "noi vogliamo essere in ogni Champions League per i prossimi 20 anni". Dobbiamo costruire il sistema per stare sempre lì: essere primi il prossimo anno è il modo migliore per far contento qualcuno, ma non è quello per creare una squadra di livello mondiale».
Su cosa significhi essere tifoso, ha le idee chiare: «Non credo che quello che succede con la Roma sia molto diverso da quello che attraverso io da 50 anni sia come tifoso dei Celtics che come proprietario. Certe volte ti chiedi: "Ma come abbiamo fatto a perdere con quella squadra?" Sono questi "bassi" che dobbiamo eliminare. Mi arrabbio tantissimo, come nessun altro. Dobbiamo eliminare quello che io chiamo "special situations"». E finire così: «Forza Roma».