IL TEMPO (E. MENGHI) - I cancelli dello stadio Olimpico Si sono aperti con qualche minuto danticipo, intorno alle 18, ed è cominciato il derby vero, quello che regala spettacolo in campo e sugli spalti, non quello che fa scappare a casa le famiglie impaurite dagli scontri a colpi di coltello. La Roma è entrata sul terreno di gioco sulle note di una delle canzoni preferite di Pallotta,
Gli sfottò non si sono fatti attendere: «Muzzi che delusione, era meglio la disoccupazione», scrivono i laziali, che poi si accaniscono sulla vicenda Al Qaddumi: «Con lo sceicco che triste pantomima, era meglio la colletta del Sistina». I romanisti rispondono con un lungo striscione nel bel mezzo della Tevere: «Sei nel centro ed ogni cosa sembra ti stia attorno, sei davanti e tutto il resto è soltanto sfondo: cè solo un capitano». E proprio il nome di Totti è lunico che risuona forte e chiaro alla lettura delle formazioni, per il resto sommerse dai fischi delle due tifoserie. La sfida delle coreografie ha inizio: solo fumogeni giallorossi e bandiere in curva Sud mentre uno striscione carico di significato viene srotolato in Nord, su uno sfondo composto da migliaia di tesserine biancocelesti.