Juve, droga e Moggi: la vita di Padovano

25/02/2013 alle 10:08.

GASPORT (A. PUGLIESE) - Quando a dicembre del 2011 è stato condannato a 8 anni, 8 mesi e 15 giorni per associazione e delinquere per traffico internazionale di stupefacenti, Michele Padovano ha reagito così: «Ho fiducia nella giustizia, aspetto l'appello. Ora voglio solo tornare a lavorare nel mio ambiente. È difficile, per i miei

 
Chi è Guai con la giustizia a parte (non poco), Padovano non ha il profilo «ideale» per entrare nel cuore della tifoseria giallorossa, non fosse altro per i suoi trascorsi nella di Lippi (con cui vinse scudetto, ed Intercontinentale) e la sua amicizia (e stima) per Luciano Moggi. «Il Direttore era il numero uno, il migliore in un mondo di squali», è il pensiero dell'ex attaccante bianconero. Quello del pm Giovanni Cotillo, invece, è che Padovano abbia finanziato a lungo il traffico di droga (dal Marocco, via Spagna) gestito da Luca Mosole (amico di infanzia, condannato a 15 anni di carcere). «Siamo cresciuti insieme, io nel calcio e lui nella cronaca nera, ma per me conta l'amicizia — ha detto Padovano —. Gli ho prestato dei soldi per una cavalla, sono stato ingenuo». Non la pensa così Alfredo Iuliano, padre di Mark, che dopo la condanna lo definì «un trovatello cresciuto in orfanotrofio, un cancro da espiare che forniva la droga a mio figlio, Vialli e Bachini». Papà Iuliano, però, non finì qui: lo tirò in ballo pure per la morte di Bergamini, suo amico al Cosenza, su cui Padovano rivelò cose nuove solo dopo le verità del libro di Petrini.