CORSERA (L. VALDISERRI) - Nella migliore coreografia possibile, lEspn Wide World of Sports Complex, il grande centro sportivo della Florida sogno di tutti i piccoli atleti dAmerica, il presidente della Roma, James Pallotta, annuncerà oggi di aver raggiunto laccordo con il costruttore Luca Parnasi per costruire il nuovo stadio
Dopo la Juventus, la Roma diventerà la seconda squadra di serie A con un impianto di proprietà. I numeri dicono quanto sia importante: lArsenal è passato dai 63,8 milioni di euro di ricavi da gare nellultima stagione a Highbury ai 134,6 nella prima allEmirates Stadium (+110%), la Juventus anche se su cifre molto minori, da 11,6 a 31,8 ha fatto segnare un +174,1% (dati tratti da «Il calcio al tempo dello spread», editore Il Mulino). Lo sbarco della Roma negli States è quello più coreografico: Totti a casa di Topolino (naturalmente ieri sono stati fotografati insieme) fa notizia. A molti fa anche sorridere, perché il calcio è un mondo conservatore e sono in tanti i tifosi romanisti che temono la ricaduta di viaggio, jet lag e allenamenti a ranghi ridotti (Marquinho, Marquinhos e Burdisso si aggregheranno stamattina, Osvaldo pare stasera) nella trasferta del 6 gennaio a Napoli. Topolino non fa gol e Cavani sì, ma per riportare la Roma stabilmente in Champions League cè bisogno di una sterzata economica.
Nella stagione 2002-2003 il Barcellona fatturava meno della Roma (123,4 milioni a 132,4) ma nel 2010-2011 la società catalana è salita a 450,7 e quella giallorossa è rimasta sostanzialmente ferma (143,5). Ha ragione Daniele De Rossi quando dice che «il nuovo stadio può portare i soldi per comprare giocatori più forti, che portano i punti in classifica», perché sono sempre i calciatori i protagonisti dello spettacolo. Però il risultato sul campo è determinato anche dallalea, la gestione manageriale invece deve essere la più rigorosa e innovativa possibile. Il direttore commerciale Christoph Winterling ha stimato in circa 4 milioni i teenager americani che possono essere avvicinati da uniniziativa come quella di Orlando. Non compreranno tutti una maglietta o un biglietto, ma restano un mercato da esplorare. Come ha detto il d.g. Franco Baldini: «Facciamo quello che ci consente di crescere: vogliamo fare un percorso per rendere questa società competitiva, in Italia e in Europa. La priorità è quella di viaggiare tutti insieme: staff tecnico e dirigenza. Cerchiamo di minimizzare i danni e massimizzare i benefici». A Napoli si può rischiare di perdere, ma la vera sconfitta sarebbe non far crescere il marchio. I tifosi sono pronti?