IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Hanno dormito benissimo. Uno, Dani Osvaldo, lo ha pure detto ieri a Coverciano, dove la Nazionale è rientrata dopo la vittoria contro lArmenia e dove sta preparando la sfida di martedì alla Danimarca. «Come stai?», gli hanno chiesto. E lui, col solito sorriso: «Tutto bene, ho dormito alla grande ». Laltro, Daniele De Rossi, non ha parlato e almeno per ora non intende farlo, ma la tranquillità con cui ieri era anche lui nel centro tecnico dellItalia vale più di tante - e tutte - quelle frasi che Daniele per adesso non dice.
Lesclusione con lAtalanta, e conseguente spiegazione di Zeman, però gli brucia ancora. Quando tornerà a Trigoria parlerà con lallenatore e con la società e si aspetta, lui come tutti, che il chiarimento serva a mettere tutto da parte e a ripartire di nuovo insieme per il bene della Roma. Che De Rossi lo voglia non è una novità. E una certezza. Così come è una certezza, lo ha detto lui, che si sente un regista. E il ruolo che più ama, quello in cui pensa di potersi esprimere al meglio. Eppure in Nazionale rende tanto, e bene, anche da intermedio. Proprio con un inserimento da esterno ha fatto gol allArmenia (una rete decisiva, visto che il risultato era inchiodato sull1-1) ed è così che lo vorrebbe Zeman: «Per me - le parole dellallenatore boemo - è mezzo destro o mezzo sinistro. Penso che sia la posizione dove si può esprimere nel migliore dei modi». Anche quando cera Ranieri in panchina e veniva schierato in quella posizione De Rossi sfruttava il suo feeling con la porta. In Nazionale, come detto lo fa da tempo e durante gli ultimi Europei è stato uno dei migliori, cosa peraltro riconosciuta a livello mondiale. E allora, ci si chiede, perché con la Roma attuale non può farlo? La risposta è che De Rossi con la Roma lo fa, se Zeman lo impiega. A Milano, ad esempio, il regista era Tachtisidis e lui e Florenzi gli intermedi, almeno allinizio visto che poi era stato costretto a lasciare il posto a Marquinho. E allora, ci si chiede ancora, perché non rende? Perché lo stato di forma fisico, dopo linfortunio, lo ha penalizzato e perché con Pirlo e Marchisio cè un feeling che, per forza di cose, coi compagni della Roma ancora non cè. E perché, infine, il regista della Juve non è Tachtsidis: senza voler entrare nel merito della classe di ognuno, è sufficiente dire che il primo ha esordito in serie A quando il secondo aveva appena 4 anni. Cè bisogno di tempo, cè bisogno di risultati positivi e cè bisogno di ritrovare quella fiducia che, dopo tutto lentusiasmo del precampionato, adesso sembra essersi un po persa. La deve ritrovare De Rossi (Rivera a parte, il centrocampista più prolifico in azzurro dal dopoguerra con 12 reti, una in più dellamico Pirlo che pure batte rigori e punizioni), la deve ritrovare la Roma e la deve ritrovare, almeno a Trigoria, anche Osvaldo. La società, che lo ritiene incedibile nonostante le sirene da Torino si facciano sentire e anche belle forti, ha apprezzato le sue dichiarazioni del post partita, ne ha apprezzato la sincerità (non poteva negare che ci fosse rimasto male per le parole di Zeman) ma i toni sono stati pacati. E questo per adesso basta, in attesa del rientro, mercoledì, al Bernardini. Rientro che, sicuramente, vedrà i due romanisti piuttosto carichi e motivati. A confermarlo anche un Tweet dellattaccante: «Le persone che mi hanno criticato me le sto lasciando dietro».