IL MESSAGERO (U. TRANI) - «Il mio modello assoluto è Cesc Fabregas». Alessandro Florenzi guarda verso la platea nella pancia del Fenway Park e si accorge che non vola una mosca. Perché solo il riferimento al campione spagnolo del Barça fa riflettere.
La sua rete, a metà ripresa, è stata decisiva per battere il Liverpool. Ma Florenzi sa che altre sono state più importanti. Soprattutto quelle che gli hanno permesso di rientrare a Trigoria: «Valgono più le undici di Crotone. Perché quelle in amichevole non contano. Se avessi segnato in una partita di campionato sarebbe stato diverso. In A, con la Roma, è unaltra cosa rispetto a quelle in B». Presto Alessandro lavorerà con Destro che è suo compagno nellUnder 21. «Mattia lo conosco bene: può darci una grossa mano. E stato un grande acquisto, ma non dobbiamo dimenticare gli altri che sono già qui».
Il quinto successo in cinque amichevoli fa crescere lentusiasmo attorno alla Roma. Florenzi se ne rende conto. E convinto che gli addestramenti di Zeman possano fare la differenza: «Noi proveremo a vincere tutte le partite. Ma dovremo lavorare su ogni singola partita, preparandola una alla volta e cercando di mettere in campo tutto quello ci chiede lallenatore a seconda della gara che dobbiamo affrontare. Allinizio la preparazione è stata dura. Abbiamo sofferto, ma ora siamo in crescita». Alessandro deve rispondere, perché lo hanno chiesto a tutti, il suo ricordo sulla notte dell84, sulla finale di Coppa Campioni persa allOlimpico contro il Liverpool. «Non ero nato, ma ne ho sentito parlare. Vengo da una famiglia romanista. E stato doloroso. Questa è solo unamichevole, ma sono felice perché al Fenway Park si respira unatmosfera speciale».