IL ROMANISTA (C.FOTIA) - Nellestate del 1968 sul podio olimpico di Mexico City, latleta afroamericano Tommie Smith, che aveva trionfato nei 200 metri con il tempo record di 19.83 secondi, e il suo compagno John Carlos, che aveva conquistato il bronzo, levarono il pugno guantato di nero verso il cielo e abbassarono lo sguardo mentre si alzava la bandiera americana.
Orbene, il punto è proprio questo, che non lha fatto a testa alta e per sostenere una causa così grande da giustificare loltraggio. No, lha fatto alla chetichella, e nessuno se ne sarebbe accorto se non esistesse Internet. Un internauta romanista - pare - ha passato al setaccio il video e ha messo in rete il labiale di...oddio come si chiama...Marchiccio...no? - va beh, il nome mi verrà - dal quale si evince chiaramente che ha detto "Roma ladrona". Lha detto così, come una battuta goliardica. Uno sfregio. E allora non ci sto. I simboli possono essere contestati, anche quelli dellunità nazionale, se si vuole dire qualcosa di importante, qualcosa per cui valga la pena offendere il sentimento dei tanti che amano la nostra bandiere e il nostro inno, per quanto bruttino possa essere. E allora ci si assume la responsabilità di contestare a viso aperto, spiegando perché e assumendosi le responsabilità delle conseguenze, ed io difenderei il diritto di chiunque a farlo. Come ho difeso Daniele De Rossi quando - assumendosene la responsabilità - ha criticato certi "eccessi" violenti della polizia nei confronti dei tifosi. Ma in questo caso siamo di fronte al gesto di un ragazzino sciocco, da uno che non ha ancora fatto nulla che ci consenta di ricordarne il nome. Lha fatto così, come quando si fa un peto in una stanza chiusa, per vedere leffetto che fa. Solo che stavolta la puzza non ha provocato facce disgustate ma, come si vede dal video, lespressione beota dei due compagni di squadra che stavano a fianco del petomane e che, avendo perfettamente udito linsulto, ridevano divertiti.
Lo dico con lo stesso linguaggio: ladrona a chi? E aggiungo che noi qui a Roma ci siamo proprio rotti i cojoni. Possiamo ricordare che nellultima finanziaria sono stati scippati alla città 300 milioni di euro che saranno interamente pagati da noi cittadini romani con meno servizi, aumento delle tariffe, strade sporche e piene di buche? Possiamo ricordare che, per restare al campo dello sport, attendiamo ancora che la nostra squadra possa avere il permesso per realizzare un nuovo e moderno stadio tutto suo, come avviene nei paesi più avanzati? Possiamo ricordare che a livello di sviluppo economico la nostra città ha spesso e volentieri superato le grandi città del nord? Che, se guardiamo ai bilanci, lAs Roma è la società più sana dItalia e una delle prime nel mondo?E poi, tutti i principali scandali degli ultimi anni: Tangentopoli, Calciopoli, spionaggio Telecom, sono nati e cresciuti al nord. E i soldi della mafia, sono certamente investiti a Milano ben più che a Roma. Il fatto è che su Roma, e sulla Roma (vedi il trattamento riservato a Totti e a De Rossi) si riversa la critica totalmente condivisibile verso la politica delle cricche e degli affari, di cui Roma è la prima vittima. Anche perché ha una classe dirigente di governo prona ai voleri leghisti e unopposizione che sembra reclamare un posto nella spartizione del potere e degli affari più che rappresentare unalternativa. E grave che un ragazzino irresponsabile possa sputare così su quel poco che ancora tiene unito questo paese, è un segno del degrado morale cui siamo ridotti. Del resto cosa possiamo aspettarci se il ministro degli interni - così pronto a redarguire De Rossi in nome dei valori della legalità - poi diserta la festa dellunità repubblicana? Per fortuna cè il capo dello stato a ricordarci cosa vuol dire essere una nazione. Per fortuna cè Francesca Schiavone che ci fa sentire orgo- gliosi di essere italiani. Lippi dice di volersi ispirare a lei. Magari può cominciare chiedendo ai due romani Daniele De Rossi e a Simone Pepe, di insegnare a tutti le parole vere del nostro inno nazionale. Ah, ecco, mi sovviene il nome del petomane: Marchisio. Marchisio chi? P.S.: In serata una smentita che non smentisce nulla: "Nessuna frase offensiva, ero fuori tempo". A parte che il labiale dice altro, ma perchè Marchisiochi? ha atteso tanto a preci- sare? E infine: se non avesse detto nulla, di che cosa ridevano i compagni che gli stavano vicino?