Roma che rabbia

26/04/2010 alle 11:25.

CORSPORT (R.MAIDA) - Philippe Mexes piange in pan­china. Lui ha avuto un ruolo marginale nella rincorsa che in una notte si è tra sformata nell'Everest, ma sente la Roma come pochi altri. E' l'immagine del dolo re, della rabbia, di una fru strazione che non si deve raccontare. Bastano due occhi azzurri tristi. Non sembra vero, non sembra va possibile, è reale. Con trosorpasso e forse è fini ta. Non succede ma se suc cede?

LA FINE - L'Olimpico, meraviglioso, ap­plaude i suoi ragazzi, li sostiene fino al­l'ultimo saluto mentre la Sampdoria di Cassano e Del Neri festeggia sotto il set­tore ospiti dove di solito stanno i laziali. Ha incitato la Roma per tutta la partita, dal riscaldamento in su, con la forza del suo pieno, sotto gli occhi divertiti di Na­dal e Djokovic, impegnati qualche metro più in là agli Internazionali di Tennis. L'­ha incitata anche nel momento della re­sa, con quel coro « Che sarà sarà, ovun­que vi seguirem, ovunque vi sosterrem » che è riser­vato alle occasioni peggio­ri. Nacque in un pomerig­gio piovoso del 1985, quan­do il Bayern Monaco vinse all'Olimpico, sempre 2-1, e chiuse la Coppa delle Cop­pe romanista. Un anno do­po Roma-Liverpool, un an­no prima di Roma-Lecce, altre due pagi­ne di drammi giallorossi.

Proprio Cassano prova a consolare Tot­ti, incredulo. si divincola, non per ostilità verso l'ex amico ma perché non riesce a controllare le emozioni negative. Non è facile stare calmi. rin­grazia timidamente la , la gui­da di una notte da ricordare e poi rimuo­vere. Burdisso, interista nel cartellino ma non nell'anima, si copre il volto con la maglia. Ranieri invece guarda nel vuoto, magari interrogandosi sulle sostituzioni del secondo tempo. Ma l'immagine della Roma violentata è nella partita di John Arne Riise, il glaciale uomo del Nord: due chiusure sbagliate su Pazzini, involontariamente sadico nella sua tipica esultanza ( « Mi avete vi­sto? » ) , due tiri indirizzati in porta e disinnescati da Storari, romano romanista insuperabile, e i suoi scudieri. E' appun­to Riise il primo giocatore a sbucare dal­la doccia calda eppure freddissima. La testa è china, piena di “se” e di “ma”, le famose parole con cui non si fa la storia.

FUORI STRADA - Evidentemente le stelle del campionato hanno cambiato simpa­tia, tutte insieme, sul più bello e sul più brutto. E poco importa, adesso, che ci siano ancora tre partite da giocare. Zero speranze nel miracolo della Lazio. Chis­senefrega anche della finale di Coppa Italia. Dopo 24 partite senza sconfitte è arrivato lo stop, la sbandata fatale sul «rettilineo» indicato da Ra­nieri. Come per la Roma di Capello ( e di . E di Cassano...) otto anni fa. Ro­ma bella, forte e seconda. Ora è il momento dei rim­pianti, anche se nessuno avrà mai il coraggio di im­putare nulla a questa squa­dra. Semmai, come Rosella Sensi, qualcuno se la prenderà con l’ar­bitro Damato. Per quello che serve or­mai. E pensare che era cominciata bene, benissimo, con quel gol di cinque mesi dopo l'ultimo ciuccio all’Olimpico. Era una festa, si respirava gioia. Un se­colo fa.