Alle 12.45 nella sala Champions di Trigoria è andata in scena l'ultima conferenza stampa da giocatore della Roma di Daniele De Rossi. Questa mattina infatti il club giallorosso ha annunciato che a fine stagione il centrocampista proseguirà la sua carriera lontano dalla capitale dopo 18 anni trascorsi nel club giallorosso. Insieme a De Rossi è intervenuto anche Guido Fienga, CEO della Roma, mentre Francesco Totti insieme a tutta la squadra ha assistito alla conferenza stampa: per l'occasione i giocatori hanno indossato la maglia del capitano con il numero dell'infinito anzichè il 16.
La conferenza si apre con un lungo applauso.
Prende la parola Fienga:
"Vi abbiamo convocato per comunicarvi che ieri mi sono incontrato con Daniele per comunicargli la decisione del club di non rinnovargli il contratto come calciatore dall'anno prossimo, abbiamo parlato a lungo e gli ho espresso la volontà di averlo in organico del club per continuare a carriera nella Roma nel percorso che deciderà. Quasi egoisticamente ho sperato, e ancora lo faccio, che Daniele accetti l'idea di starmi accanto, in questo momento mi farebbe comodo un vice come lui. L'azienda si è resa conto di dover cambiare e correggere le scelte fatte nel recente passato per ripartire. Sono convint che Daniele coglierà l'opportunità quando riterrà: per lui la proposta è sempre valida, per la Roma e per il mangment della Roma. Daniele ha espresso altre idee, che rispettiamo, come lui rispetta le nostre. Ora le esprimerà lui. Sono onorato del confronto aperto, trasparente e leale che c'è stato e mi sento di impegnare tutta la società per le occasioni che daniele potrà prendere qui da noi"
Prende la parola De Rossi che risponde alle domande
Cambieresti qualcosa nella tua carriera?
Farei delle scelte diverse riguardo ad alcuni episodi di campo, magari spiacevoli, ma per quel che riguarda la mia decisione di rimanere fedele a questa squadra non cambierei una virgola. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa in bacheca. Sicuramente in questi anni qualche errore è stato commesso ma sarebbe stato impossibile non farne.
I tifosi non ti scambierebbero con nessun trofeo. Cosa vuol dire per te?
E' un dato di fatto, l'hanno dimostrato negli anni di tenere veramente a me. Io ho fatto la stessa scelta, ci sono stati 3 o 4 anni in cui ho avuto l'opportunità di andare in squadre che avrebbero potuto vincere più della Roma. Ci siamo scelti a vicenda, oggi sarebbe un dramma se io o loro dicessimo il contrario. E' un dato di fatto: c'è un grande amore che penso continuerà sotto forme diverse, non escludo che nei prossimi anni mi troveranno in qualche settore ospiti con birra e panino a tifare i miei amici
Hai donato una carriera alla Roma. Che cosa hai pensato ieri?
Mi è stato comunicato ieri, ma ho 36 anni e non sono scemo. Ho vissuto nel mondo del calcio: se nessuno ti chiama per un anno o per 10 mesi nemmeno per ipotizzare il contratto la direzione è quella. Io ho sempre parlato poco perché non c’era niente da dire e non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra e tutti quanti.
Il tuo futuro da calciatore dove sarà?
Io ringrazio Guido per l’offerta e per come mi ha trattato in questi mesi. Voglio ringraziare anche Massara. C’è grande stima reciproca e la sensazione era che potevamo andare avanti da calciatore. Si decidono globalmente, la società è divisa in più parti. Vanno accettate perché io da Roma non posso uscire diversamente da così. Non ho cercato altre squadre, fino a Genova ero convinto della Champions e non volevo distrarre qualcuno. Mi sono arrivati 500 messaggi, non ho visto se ci sono offerte (ride, ndr). Mi sento ancora calciatore ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora.
Non sarebbe stato più giusto che fossi tu a decidere quando e come smettere?
Un po’ come è successo a Del Piero… Ho sempre detto anche a Totti, la penso uguale anche per Del Piero. Non sono d’accordo su questo, c’è una società a posta che decide se puoi o non puoi giocare. Possiamo discutere 10 ore su quanto sarei potuto essere importante per la squadra, che non li guardo perché altrimenti scoppio, ma qualcuno un punto deve metterlo. Ci siamo parlato poco quest’anno, un po’ mi è dispiaciuto, le distanze a volte creano questo e spero che migliori perché sono un tifoso della Roma. Non posso dire diversamente.
Dopo una stagione così amara ed un risveglio come oggi. Te la senti di lanciare un’ancora?
Io posso dare pochi consigli ai tifosi. Quello che posso consigliare e chiedere è di essere vicini ai giocatori. Sono persone per bene e meritano sostegno.
Il ruolo dirigenziale che ti è stato proposto fa rivedere i tuoi piani di fare l’allenatore?
Io ho sempre detto che potrebbe piacermi, potrebbe piacermi studiare per farlo. Il dirigente non mi attira particolarmente, ma qui a Roma avrebbe un senso diverso. La sensazione è che ancora si possa incidere poco, si possa mettere poco in un ambiente che conosciamo bene. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco ed un giorno se cambierò idea lo raggiungerò. E’ vero che mi accoglieranno a braccia aperte, ma mi piacerebbe fare un lavoro che vorrei fare. E’ un percorso lungo e devo impararlo.
Il 'romanismo' nella Roma è un elemento necessario?
Il romanismo è importante ed è in mani salde. Lorenzo e Alessandro possono continuare l’eredità, non devono scimmiottare me e Francesco. Cristante non è romanista, ma dà l’anima in campo. La Roma ha bisogno di professionisti, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo. Bisogna fare una squadra ed è lo stato del nostro mercato. Ho detto Cristante ma ne avrei potuto dire tanti altri.
Domanda per Fienga:
Quali sono stati i motivi della decisione?
Parlando con lui a nome della società ho detto che mi scusavo che il discorso non fosse avvenuto prima. Ci sono stati scossoni dirigenziali ed abbiamo avuto diversi problemi, tutto questo è figlio di ciò che è successo quest’anno. Mi ero impegnato personalmente di raccontare ogni tipo di decisione del club. Non poteva essere presa una decisione di conferma, perché non ci sono le basi tecniche, si può impostare un programma e c’è consapevolezza degli errori commessi e che vanno sistemati. Ho spiegato a Daniele che la società non poteva considerarlo più come calciatore, ma lo riteniamo pronto e maturo per poterci aiutare a sviluppare questa azienda. E’ dirigente da un bel pezzo, lui non vuole dirlo e vuole giocare a pallone, ma è pronto ad assumersi tante responsabilità. E’ il motivo per cui l’ho invitato a seguire questo, ma anche ad aspettare scelte di allenatori. E’ in grado di aiutarmi e magari sostituirmi un domani. E’ stato un discorso condizionato dagli avvicendamenti dell’anno. Le mosse sono prese da considerazioni che fa l’azienda. Oltre ad esserci un apprezzamento per quello che ha fatto, ma non devo dirlo io, c’è anche per la maturità ed il supporto che ha dato. Abbiamo apprezzato come Daniele ha trattato la nostra offerta, ma ha dimostrato che ha la maturità per farlo. Quando deciderà un’altra casacca e di aiutare a sviluppare la squadra che conosce meglio di tutti, siamo convinti che ci sarà d’aiuto.
Riprende la parola De Rossi
Ti aspettavi un addio così?
Mi sono preparato mentalmente senza immaginare quando ci sarebbe stato. Sono entrato in quel cancello a 11 anni, la mia macchina viene da sola qui la mattina. Io voglio giocare, il distacco ci sta, un minimo di differenze di vedute ci sta. Non ho rancore nei confronti di nessuno, parlerò col presidente un giorno e con Franco Baldini, non ho problemi. Mi immaginavo zoppo con i cerotti e loro che mi chiedevano di continuare, non è andata così, ma devo accettarlo e vado avanti. Io ad un giocatore come me l’avrei rinnovato il contratto, potevo dare a livello tecnico, quando ho giocato ho fatto bene, nello spogliatoio risolvo problemi. Se fossi un bravo dirigente mi sarei rinnovato, lo metti in preventivo però, non puoi farci nulla.
Prende parola Fienga:
Non c'è distacco tra noi e Daniele. L'invito che abbiamo fatto non dimostra distacco o mancanza di stima: abbiamo un'idea diversa sull'aiuto che Daniele può dare a questo club, ma nessuno vuole mandarlo via. Non ci sono mai stati problemi dal punto di vista economico
Domanda per Fienga
Con la Champions League sicura si sarebbe fatto lo stesso discorso con De Rossi?
Non c’è assolutamente distacco. Abbiamo veduto diverse, ma non dimostra mancanza di stima. Abbiamo idee diverse per l’aiuto che può dare al club, ma nessuno vuol mandar via Daniele De Rossi. Non è una scelta fatta per motivi economici.
Riprende la parola De Rossi
Come ti spieghi che adesso c’è una sorta di fuggi fuggi generale? Da Manolas a Dzeko…
Un piccolo dispiacere che ho negli anni è che tante volte ho avuto la sensazione che la squadra diventasse molto forte, molto vicina a quelli che vincevano e poi un passo indietro. Sono leggi del mercato: alcuni possono permettersi una macchina ed altri macchine diverse. Non posso farne una colpa, non entro nei numeri, spero che la Roma con lo stadio possa diventare forte. Tanti giocatori sono andati via e dopo due messi mi hanno chiamato chiedendomi di tornare. La gente si abitua ad altri posto, ma qui si sta bene, è una piazza calda per fare calcio e bisognerebbe fare un passo in più. Non stiamo togliendo i giocatori dalle macerie, sono forti e c’è futuro. Si dovrà sbagliare il meno possibile, ma ne parleremo più avanti, oggi parliamo di altro.
Quando ti sei accorto che non sarebbe arrivato il rinnovo?
E' una consapevolezza che pian piano è cresciuta durante l'anno. Non c’è stato un colloquio, ne ho parlato un paio di volte con Monchi e mi ha rassicurato. Forse lo scombussolamento societario non ha aiutato. Io la sensazione ce l’ho sempre avuta. L’ultima volta ho firmato due anni di contratto il giorno dopo che ha smesso Francesco. Io il 27 maggio ho alle 15 un aereo e vado in vacanza. Ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare al calcio, anche se poi dovrò trovare una squadra. Devo parlarne a casa, con me stesso, col mio procuratore, troppa gente dovrò interpellare, vedremo.
Che partita cambieresti?
Ogni anno se ne aggiunge una nuova. La partita che vorrei cambiare forse è Liverpool-Roma. I rimpianti li ha anche Messi, che non ha vinto il Mondiale. Ognuno vive di rimpianti, perché la vittoria è il fine ultimo di quello che facciamo. Io devo ringraziare Dio per la carriera ed avrei sognato di fare quella di mio padre, che è il mio idolo. Sono fortunato perché ho fatto il lavoro che mi piaceva in una squadra che amo tantissimo. Ringrazio anche gli avversari, tante emozioni le ho sentite lì: i derby, a Napoli, a Bergamo e così via. Il calcio è contrapposizione, un po’ di tifo ed ignoranza. Sono contento di aver avuto nemici.
La conferenza si conclude con un lungo applauso. De Rossi saluta uno ad uno i compagni di squadra con un lungo abbraccio.