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Banlieue e fantasia, Menez da mistero a fenomeno

11/11/2010 alle 20:49.

Due anni fa, per Totti, Menez era il ragazzo «da un carattere un pò così, purtoppo...»; ora è diventato il prediletto del capitano della Roma che la scorsa estate lo ha definito «un fenomeno». Un salto notevole, nella considerazione del numero 10 giallorosso che di talenti se ne intende. Oggi Bruno Conti lo ha definito «più forte di me».

Insomma Jeremy Menez, passo dopo passo, si è ritagliato e si sta continuando a ritagliare un ruolo di rilievo nella Roma dei grandi. Lui, nato alla periferia di Parigi (nella banlieue No 94, per questo indossa quel numero di maglia), 23 anni fa, è arrivato in punta di piedi a Trigoria due anni fa. Quasi intimorito dalla realtà che lo stava accogliendo, una Roma fatta di gente di spessore e di esperienza, era ancora quella di Spalletti che solo due mesi prima del suo arrivo aveva sfiorato lo scudetto a Catania.

Menez è stato presentato come il talento del calcio francese, cresciuto calcisticamente del Sochaux e poi passato al Monaco. Daniele Pradè lo seguiva da diverso tempo e per 10,5 milioni e mezzo (più i bonus), lo ha portato in giallorosso credendo fortemente in lui. E forse le aspettative erano troppo più grandi di lui, che a 21 anni doveva essere il grande nome che i tifosi aspettavano a Roma. Invece era semplicemente un ragazzo di talento che Spalletti non ha mai visto troppo e che all'inizio ha fatto anche fatica ad inserirsi nel gruppo. Perchè, come diceva appena lo aveva conosciuto «È che Jeremy è cosi, ha questo carattere, purtroppo...».

Quel carattere è introverso, difficile al sorriso, timido. Insomma diverso dalla maggior parte del resto del gruppo, molto unito e allegro. Poi, con l'aiuto di Mexes, il 'francesino' si è inserito, i compagni hanno imparato a capirlo e soprattutto a conoscere i suoi colpi. E se la lingua migliore per inserirsi in una squadra sono i colpi di classe, a lui non mancano, fino a guadagnarsi l'ala protettrice del capitano giallorosso. Lui è il 'piccolo' del gruppo, a 23 anni frequenta più ragazzi come Rosi e Okaka che i big.

Con Ranieri ha conosciuto un pò più il campo, quello vero, i 90' di partita. «È la mia scommessa», non faceva altro che ripetere lo scorso anno il mister, che con Menez ha sempre usato bastone e carota. Appassionato di macchine potenti, è arrivato a Roma fidanzato e ora ci vive da single. Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo molto educato, affettuoso anche, ma riservato ai massimi livelli e timido. Vive con il fratello e spesso fa venire dalla Francia i suoi amici. Ascolta musica rap - rigorosamente francese - e veste come i suoi cantanti preferiti. Ha una marca di abbigliamento preferita, la Louis Vuitton, poi cappelli stravaganti, scarpe luccicanti e macchine dai colori sgargianti. Insomma è un estroso nella vita come sul campo, ma non chiedetegli di dispensare sorrisi inutili, quelli li riserva solo in occasioni speciali. Ora sogna uno scudetto con la Roma e poi magari chiudere la carriera in Inghilterra. «Sir Alex Ferguson mi ha chiamato qualche anno fa - ha raccontato alla stampa inglese qualche giorno fa - ma ero troppo giovane per un salto così grande. Prima o poi però spero di giocare a Manchester». I tifosi della Roma, che hanno capito il suo talento quasi subito e che ora stanno apprezzando la sua continuità, sperano oggi che quel giorno arrivi il più tardi possibile.

(ansa)