Chissà, magari adesso anche José Mourinho si sarà convinto che il Var non è poi così male. La Roma ha battuto la Fiorentina 3-1 anche grazie a due gol restituiti dalla tecnologia. Pensare che il portoghese s’era speso proprio contro quel momento di incertezza che segue ogni gol: «Non festeggio più i gol, guardo lo schermo o il monitor vicino e aspetto, aspetto, aspetto». Attesa ripagata, stavolta. Ma preparatevi, questa scena la vedremo spesso. Perché la Roma ha scelto di puntare sulle zone grigie, di giocare rischiando, di sfruttare l’infallibilità della tecnologia per provare a prendersi ogni cm utile. E Abraham, poi uscito per crampi, sembra disegnato per questo: giocando così s’è infilato in spazi solo suoi chiamando il portiere viola Dragowski a un’uscita insensata a 20 metri dalla porta, punita con troppa severità dal modesto arbitro Pairetto col rosso. E sempre Abraham ha prima trovato Mkhitaryan alle spalle dei difensori per l’1-0. Dopo che il pareggio di Milenkovic aveva gelato la Roma e Mou - il nuovo doppio vantaggio. Firmato Veretout. E mentre lasciava il campo, José si è portato la mano al cuore. Poco prima aveva stretto la mano di ognuno dei suoi giocatori, di arbitri e guardalinee raggiunti in mezzo al campo e quella dell’avversario Vincenzo Italiano. La sua Roma è lontana da quella che era: ha lasciato palla agli avversari, ha giocato poco il pallone, ma cercato sempre la profondità, lo spazio. Le è mancato Zaniolo: la sua voglia s’è trasformata in foga, la foga in errori, gli errori in smania e questa nei due falli da giallo (il 2° un po’ forzato) costati l’espulsione.
(La Repubblica)